I suoi studi hanno portato il professor Corrias ad una serie di deduzioni e scoperte. Queste possono dare una nuova visione del mondo antico del quale, ancora, si sa molto poco.
I dati anagrafici
Gian Matteo Corrias è nato a Oristano nel 1977. Dopo aver conseguito nel 2002 la laurea in Filologia Umanistica all’Università degli Studi di Firenze, si è addottorato nel 2006 in Civiltà dell’Umanesimo e del Rinascimento presso la stessa Università con una tesi sulle Raudensiane note di Lorenzo Valla. Da settembre 2004 a giugno 2005 ha seguito il corso di Litterature Néolatine tenuto dalla professoressa P. Galand-Hallyn all’Ècole Pratique des Hautes Etudes di Parigi. Autore di numerose pubblicazioni di ambito storico e filologico, collabora stabilmente con la rivista oristanese “Monti Prama”. Attualmente insegna materie letterarie. Con Arkadia Editore ha pubblicato Dei e religione dell’antica Roma (2015) e Esoterismo e culti misterici nell’antica Roma (2016), entrambi nella collana Historica paperbacks.
Curatore della sezione linguistica del corso multimediale di latino Atticus. Fa parte del comitato scientifico della rivista di studi storici, architettonici e filologici Aristana. Ha collaborato alla realizzazione di prodotti multimediali. Ha fornito la propria consulenza per la realizzazione del programma divulgativo diffuso dall’emittente televisiva La7, “Una giornata particolare: Giulio Cesare”.
Quindi, il professor Corrias è un docente, ottimo latinista specializzato alla scuola degli alti studi di Parigi, profondo conoscitore dell’antica religiosità, specie quella Occidentale.
In questo articolo voglio presentare quanto da lui esposto in un video dove risulta invitato da Mauro Biglino. Al di là del fatto che si possano accettare o no le teorie di Biglino, ciò che è da rilevare di sicuro interesse è quanto racconta il professor Corrias.
Avvincente risulta quanto afferma circa il concetto del divino distribuito il un periodo storico dove si sono potuti osservare particolari eventi di grande impatto storico-sociale.
La periodizzazione storica.
Da un esame attento dei fatti storici avvenuti nel nostro passato nella zona del bacino del Mediterraneo, non può sfuggire che esiste un preciso punto di separazione cronologico nel quale abbiamo assistito a tante modificazioni. Questi fenomeni sono avvenuti contemporaneamente a livello planetario, in tutti gli ambiti significativi: da quello culturale a quello religioso, persino artistico, economico ed altri ancora. Non si può evitare di stabilire quell’epoca come un vero e proprio spartiacque cronologico rispetto al quale esiste un prima ed esiste un dopo.
Più precisamente, si tratta di quell’arco cronologico che va dal IX al III secolo a.C. e che ha il suo fulcro nel VI secolo a.C.. Questa è un’epoca in cui nel mondo, in qualsiasi civiltà antica, si registrano avvenimenti legati da una sorprendente sincronicità. Si osserva l’emergere di una serie di radicali innovazioni negli ambiti più disparati che possiamo, in modo sintetico, schematizzare nel modo seguente. Si affermano proprio in questo periodo, in tutto il mondo, delle formazioni imperiali di carattere universale, come l’impero assiro e quello persiano, nel vicino Oriente. Situazioni analoghe possono essere registrate anche in India o in Cina.
In Grecia, in questo periodo nasce la filosofia (Socrate, Platone) (vedi figura).
Alla fine del sesto secolo, più precisamente nel 509 a.C., Roma abbandona il regime politico di carattere monarchico, per avviare la storia della Repubblica. A questo evento segue una vera e propria rivoluzione delle élite aristocratiche cittadine.
Cosa cambia a Roma e nel resto del mondo
Contestualmente all’arrivo della Repubblica a Roma, si verifica – proprio in questo periodo – anche una significativa rivoluzione culturale. Dal punto di vista religioso questa è l’epoca in cui cade in assoluta inattualità il PAN, l’antico Pantheon Romano degli dèi (la triade funzionale, quella costituita da Giove, Marte e Quirino). Al suo posto subentra al il nuovo Pantheon Romano, costituito dalla cosiddetta triade capitolina, quella a cui fu dedicato il celebre tempio di Giove capitolino, appunto Giove, Giunone e Minerva. Quindi significative trasformazioni, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista culturale.
Si potrebbe registrare anche qualche evoluzione significativa dal punto di vista economico. Ci troviamo nell’epoca in cui Roma inizia ad affacciarsi alla conquista del mondo, con tutti i relativi risvolti economici.
Nei vari Paesi dell’Oriente, e non solo, sorgono singolari figure di innovatori religiosi. Di fatto si tratta di simboli personificati, di tendenze generali nelle rispettive comunità, quali per esempio in Cina, Confucio, in India Buddha, in Iran Zoroastro.
Segnaliamo, poi, anche che in Israele questa è l’epoca in cui sorgono i grandi profeti, come per esempio Ezechiele, il deutero Isaia. In sintesi, diciamo che tali evidenze sono talmente marcate che un filosofo tedesco, Karl Jaspers, introduceva il concetto di Periodo Assiale per definire quel periodo storico, compreso tra il IX e III secolo a.C., caratterizzato da cambiamenti fondamentali socio-economici e politico-religiosi. Il fulcro di questo periodo, ovvero lo spartiacque cronologico caratterizzato da tutta quella serie di cambiamenti ai quali abbiamo accennato, ha il suo cardine nel VI secolo a.C..
Oltre ad avere individuato il periodo esatto dove abbiamo l’apice di tali cambiamenti, un’altra caratteristica sorprendente consiste nella sincronicità di questi, nel senso che questo spartiacque è distribuito su tutto il pianeta, almeno in riferimento alle culture conosciute in quell’epoca.
Evoluzione delle religioni
Per la storia delle religioni abbiamo elementi che possiamo utilizzare per individuare le differenze tra questi due periodi: l’antecedente e il posteriore al Periodo Assiale. Questi elementi sono così evidenti e macroscopici che questa differenziazione non costituisce una novità per la storia delle religioni e neanche della antropologia culturale. Il grande antropologo Raffaele Pettazzoni, in riferimento a questa serie di modificazioni che si imposero a livello culturale un po’ in tutte le culture del mondo, distingue, con terminologia piuttosto generica, ma in maniera molto chiara, fra religioni che egli chiama antiche e religioni moderne. Egli marca molto bene l’idea per cui esiste una differenza davvero strutturale, sostanziale tra le religioni.
Elementi di diversità tra religioni moderne e antiche
Per avere più chiara la situazione, è necessario mettere in evidenza quali sono questi elementi.
Partiamo dalle religioni moderne (post-assiali) che ci sono più familiari, visto che la religione cristiana è una di queste religioni. Le religioni moderne appaiono caratterizzate da questi aspetti: sono religioni. fideistiche, dogmatiche, etiche e soteriologiche. Questi sistemi culturali appaiono caratterizzati dall’esistenza di un nucleo di affermazioni dogmatiche e quindi di per sé assiomatiche, cioè indimostrabili, relative a una natura superiore, di carattere trascendente, di carattere metafisico.
In relazione a questo nucleo di affermazioni dogmatiche all’accolito è richiesto un atteggiamento che è quello della fede, quindi dell’adesione attraverso la fede. Inoltre, la finalizzazione alla quale questi sistemi culturali appaiono subordinati è di carattere soteriologico, cioè mirano a produrre la salvezza che ha sempre un carattere individuale.
In più a questo sistema, che si presenta come piuttosto articolato e complesso, è collegato anche un. dispositivo di norme di carattere etico-morale che discendono dal fondamento dogmatico.
Le religioni antiche (preassiali), tra le quali anche quella israelitica e romana, invece appaiono veramente agli antipodi. Intanto diciamo subito che non esiste alcun sistema dogmatico. Alcun sistema di affermazioni di carattere teologico, neppure legate alle divinità. In queste religioni le divinità sono caratterizzate in modo evidentissimo come entità immanenti: sono divinità che hanno una personalità, un carattere, un temperamento, che vivono in mezzo alla Comunità che rende loro un culto e che esercitano il controllo su quella comunità in maniera diretta. Più precisamente, possiamo affermare che, a partire da questa considerazione, quell’atteggiamento della fede nei confronti delle affermazioni dogmatiche che caratterizzano le religioni post assiali è completamente estraneo alla sensibilità dell’uomo antico, quindi è un concetto che non appartiene affatto ai sistemi culturali arcaici.
Approfondimento sulle antiche religioni
Gli elementi che contraddistinguono le religioni preassiali sono state ulteriormente approfondite dall’antropologia, in particolare dall’antropologo Eugène Nida, il quale ha messo in evidenza come il concetto verbale di fede, che tendenzialmente potrebbe essere frainteso dall’uomo contemporaneo come un impulso naturale legato proprio alla natura umana, in realtà è un costrutto culturale e nido in particolare. Egli lo collega all’imporsi dei dogmi cristiani come l’incarnazione della redenzione. Sta di fatto che nella sensibilità degli uomini arcaici, la fede è qualcosa di assolutamente privo di consistenza, non esiste.
Oltre a ciò, i dispositivi culturali antichi e quindi le religioni arcaiche e assiali appaiono subordinate in via assoluta all’organizzazione della vita nella dimensione dell’immanenza e, in particolare, i dispositivi culturali regolano i rapporti tra la parte umana della società e la parte divina della società, perché questa è un’altra caratteristica fondamentale delle religioni. La divinità non è collocata in uno spazio metafisico trascendente, distante, incommensurabile (trascendenza). Le divinità dell’immanenza vivono a strettissimo contatto con gli individui nella società umana. Quindi le religioni antiche servono fondamentalmente a regolare i rapporti evidentemente asimmetrici tra gli uomini e gli dèi all’interno della Civitas.
A completamento di queste osservazioni notiamo che è del tutto estranea alla sensibilità religiosa antica la preoccupazione di una evangelizzazione, cioè di una esportazione della fede o di una di una imposizione della propria fede ad altre culture.
Altra curiosità: nelle religioni antiche non si registra l’esistenza di una figura di fondatore. Quindi le religioni arcaiche sono fondamentalmente dei dispositivi culturali e di culto. Tutta la religiosità antica di carattere fondamentalmente immanentistico-legalistico è funzionale alla regolazione dei rapporti tra gli uomini.
Domanda imbarazzante
Le religioni antiche avevano questo carattere immanentistico-legalistico e questo fatto corrisponde esattamente a ciò che viene letto nell’Antico Testamento (Bibbia) dove effettivamente tutto è immanente. Il concetto di premio, punizione eccetera, tutto deve avvenire qui, e quindi? Dove stanno tutti quegli elementi che caratterizzano le religioni moderne? Dove sta il concetto del trascendente? E quello dell’Onnipotente?
Nella Bibbia tutto è effettivamente molto concreto e il tutto è ricondotto ad un rapporto rituale che è richiamato costantemente perché tutto doveva essere fatto assolutamente bene, esattamente così come era prescritto.