Webb ed Euclid, due telescopi spaziali: Webb lanciato il 25 dicembre 2021 ed Euclid lanciato l’1 luglio 2023. Due gioielli della tecnologia umana con compiti scientifici profondamente diversi.
Solo due anni e mezzo dopo, l’Agenzia SpazialeEuropea ha lanciato un altro telescopio spaziale, Euclid, frutto delle risorse dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) l’1 luglio 2023.
Webb, frutto delle collaborazioni della NASA, ESA e CSA è un telescopio che lavora nell’astronomia dell’infrarosso, dove l’occhio umano non può arrivare.
Parliamo di Euclid. Abbiamo già parlato del telescopio spaziale James Webb e delle eccezionali scoperte che stanno arricchendo il campo delle conoscenze dell’astrofisica e della cosmologia.
Euclid è una missione europea, costruita e gestita dall’ESA, con il contributo della NASA. Il Consorzio Euclid, responsabile della fornitura degli strumenti scientifici e dell’analisi dei dati scientifici della missione, è composto da oltre 2.000 scienziati provenienti da 300 istituti in 13 paesi europei, Stati Uniti, Canada e Giappone. Partecipano circa 80 aziende europee, di cui 9 spagnole, tra cui Airbus, Alter Technology, Crisa, Deimos Space, GTD, Navair, Sener e Thales Alenia Space Spagna.
Quindi, i due telescopi non sono dei doppioni, ma stanno lavorando in settori che, pur indipendenti, sono anche correlati tra loro. Quindi stiamo assistendo ad un lavoro di possibile collaborazione tra i due strumenti.
Le immagini trasmesse da Euclid sono di straordinaria bellezza, ma soprattutto presentano una nitidezza come mai abbiamo osservato in altre immagini di altri telescopi.
Dopo le scoperte di Webb sull’Universo giovane, che hanno scombussolato non poco ciò che si conosceva e si aveva accettato come la verità innegabile, la ricerca ha puntato il suo obiettivo su tutto ciò che ci porta ad un passato lontano e il più vicino possibile alla nascita (se è nato) del nostro Universo.
Gli ammassi globulari
Gli ammassi globulari sono le più antiche raccolte si stelle conosciute nell’Universo. La loro forma è sferica e la loro età è quasi come quella dell’Universo stesso.
Un ammasso globulare (detto anche ammasso chiuso) è un insieme sferoidale di stelle che orbita come u satellite intorno al centro di una galassia.
Gli ammassi globulari sono sorretti al loro interno da una forte gravità che dà loro il tipico aspetto sferico. Inoltre, essa mantiene al loro centro una densità di stelle molto elevata.
L’ammasso globulare NGC6397 (noto anche come C86) è un ammasso globulare piuttosto appariscente posto nella costellazione dell’Altare.
Immagini interessanti e nitide sono state inviate da Euclid. È uno degli ammassi globulari più vicini conosciuti, distante dal Sole 7200 anni-luce, ma non è il più luminoso a causa della sua debole concentrazione. Questo ammasso globulare non sembra un agglomerato a sé stante, ma dovrebbe far parte della nostra Galassia. Ciò che è strano è che la Via Lattea (la nostra galassia) contenga stelle più vecchie di lei. Allora dobbiamo retrodatare anche l’età della nostra galassia in quanto l’età delle stelle mostra che anche la nostra Via Lattea esisteva agli albori dell’Universo.
Da vari rilevamenti è stato calcolato che NGC6397 ha l’età di 13,4 miliardi di anni: si sarebbe formato in soli 400 milioni di anni.
La domandaccia: ora per un ammasso globulare che contiene le stesse stelle più vecchie, vari miliardi di anni, come si può conciliare un’età di soli 400 milioni di anni?
Un’ulteriore conferma del fatto che qualcosa non quadra e ad appoggiare questa serie di perplessità si sta formando un nucleo di ricercatori sempre più vasto. Tra questi annoveriamo anche lo IAC (Istituto Astronomico delle Canarie).
Cosa ci racconta lo IAC (notizie del 7 novembre 2023)
La missione Euclid dell’Agenzia spaziale europea (ESA) sta mostrando le sue prime immagini a colori del cosmo. Esse sono le più nitide ottenute finora in una regione così ampia del cielo e ad una distanza così lontana. Queste immagini mostrano il potenziale del telescopio per creare la mappa 3D dell’Universo più estesa e precisa fino ad oggi.
L’Istituto di Astrofisica delle Isole Canarie (IAC) ha condotto uno dei suoi primi 5 programmi di osservazione.
Il 95% del nostro cosmo sembra essere costituito da misteriosa energia oscura e materia oscura che causano cambiamenti nell’aspetto e nei movimenti dell’universo osservabile. Per rivelare l’influenza di queste componenti oscure, la missione Euclid dell’ESA osserverà nei prossimi sei anni le forme, le distanze e i movimenti di miliardi di galassie fino a 10 miliardi di anni luce di distanza. In questo modo creerà la più grande mappa tridimensionale dell’Universo mai realizzata fino ad oggi.
L’unicità di Euclid
La specialità di Euclide è la sua capacità di creare contemporaneamente un’immagine straordinariamente nitida nel visibile e nell’infrarosso di un’ampia regione del cielo. Le immagini pubblicate oggi riflettono quella capacità unica di Euclide. Le osservazioni mostrano la totalità degli oggetti celesti, dalle stelle luminose alle galassie deboli, pur rimanendo estremamente nitide, anche ingrandendo le galassie distanti.
“Non abbiamo mai visto prima immagini astronomiche come queste, così dettagliate. Sono ancora più belle e nitide di quanto potessimo aspettarci, e ci mostrano molte caratteristiche mai viste prima in aree ben note del vicino Universo. Ora siamo pronti a osservare miliardi di galassie e studiare la loro evoluzione nel tempo cosmico“, afferma René Laureijs , scienziato del progetto Euclid dell’ESA.
“Vorrei congratularmi e ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a rendere questa ambiziosa missione una realtà, un riflesso dell’eccellenza europea e della collaborazione internazionale. Le prime immagini catturate da Euclid sono mozzafiato e ci ricordano perché è essenziale andare nello spazio per saperne di più sui misteri dell’Universo“, afferma Josef Aschbacher , direttore generale dell’ESA.
Un contributo spagnolo essenziale
Euclid ha un telescopio da 1,2 metri di diametro e due strumenti a bordo: VIS (strumento VISibile) e NISP (spettrometro e fotometro nel vicino infrarosso). Quest’ultimo è uno spettrometro e fotometro nel vicino infrarosso sviluppato con un’ampia partecipazione spagnola.
Da un lato, l’Istituto di Scienze Spaziali (ICE-CSIC), l’Istituto di Studi Spaziali della Catalogna (IEEC), l’Istituto di Fisica delle Alte Energie (IFAE) e lo Scientific Information Port (PIC), sono stati responsabili della test di progettazione, costruzione, assemblaggio e validazione della ruota portafiltri dello strumento NISP, nonché simulazioni cosmologiche della missione.
D’altra parte, l’Istituto di Astrofisica delle Isole Canarie (IAC) e l’Università Politecnica di Cartagena (UPCT) sono stati responsabili dell’unità elettronica che controlla lo strumento NISP e il suo software di avvio. Inoltre, entrambi i nodi partecipano a diversi team che preparano lo sfruttamento scientifico dei dati del telescopio. Infatti, la partecipazione tecnologica dell’IAC è stata insignita del Premio EULER del Consorzio EUCLID per il suo eccezionale contributo alla strumentazione della missione. In totale, in più di 20 istituzioni spagnole ci sono circa 100 scienziati che preparano lo sfruttamento scientifico della missione.
Le parole degli scienziati
“È straordinariamente piacevole e gratificante vedere queste bellissime immagini scattate con uno strumento che abbiamo costruito in tanti anni”, afferma il ricercatore Francisco Castander , dell’ICE-CSIC e dell’IEEC.
“La missione Euclid dà inizio ad un’esplorazione dell’Universo senza precedenti per sensibilità, profondità ed estensione. Nei prossimi anni, questo osservatorio rivelerà aspetti senza precedenti della natura della materia e dell’energia oscura, ma fornirà anche una nuova visione delle galassie e di alcuni dei costituenti più sfuggenti della nostra Via Lattea”, afferma Rafael Rebolo, direttore dell’Istituto IAC..
“Nelle prime immagini di Euclid stiamo già verificando che le aspettative vengono superate, permettendoci di andare oltre quanto previsto nei limiti di rilevabilità ”, afferma Eduardo Martín Guerrero de Escalante , professore di ricerca IAC, ricercatore principale di una delle prime cinque immagini di Euclide annunciate dall’ESA (quella che include la Nebulosa Cavallo in Orione).
“Sebbene il suo obiettivo primario sia lo studio delle componenti oscure dell’Universo (materia ed energia), Euclid rivoluzionerà anche la nostra conoscenza della fisica delle galassie fornendo immagini di qualità superiore“, spiega Marc Huertas-Company , ricercatore IAC responsabile dello sfruttamento di Euclid nella caratterizzazione della struttura delle galassie.
“Euclide ci permetterà di ricostruire la storia dell’Universo con dettaglio e precisione unici e di comprendere i processi fisici responsabili della formazione dei grandi raggruppamenti di galassie che osserviamo oggi“, afferma Carlos Gutierrez , ricercatore IAC e coordinatore dello sviluppo interno del progetto Euclide. “Inoltre, i programmi di osservazione portati avanti negli ultimi anni con altri telescopi terrestri – a cui l’IAC ha partecipato attraverso la mappatura infrarossa GTC e SHARKS – completano i dati Euclid e ne consentono uno sfruttamento scientifico ottimale».
“Queste fantastiche immagini sono le prime tra migliaia che ci aiuteranno a comprendere il reale contenuto del nostro universo in rapida espansione”, commenta Cristóbal Padilla , ricercatore dell’IFAE e membro del consorzio Euclid.
Nuove scoperte in arrivo
La prima visione del cosmo di Euclide non è solo bella, ma anche immensamente preziosa per la comunità scientifica. Dimostra che il telescopio e gli strumenti di Euclide funzionano molto bene e che gli astronomi possono usarlo per studiare la distribuzione della materia nell’Universo e la sua evoluzione su scala più grande. A loro volta, queste immagini vanno oltre il regno della materia e dell’energia oscura, mostrando anche una ricchezza di nuove informazioni sull’Universo vicino e sulla fisica delle singole stelle e galassie.
Per sei anni Euclide studierà un terzo del cielo con una precisione senza precedenti. Man mano che la missione procede, la banca dati Euclid sarà pubblicata una volta all’anno e sarà disponibile alla comunità scientifica globale attraverso l’Archivio Astronomico Scientifico ospitato presso il Centro Europeo di Astronomia Spaziale dell’ESA in Spagna.
Quindi, come finisce la gara Webb vs Euclid?
Risulta abbastanza evidente che i due telescopi non possono essere confrontati: sono unici e progettati per obiettivi scientifici differenti.
Il telescopio Webb, il successore del Hubble, è stato costruito per scrutare le parti più profonde ed antiche dell’Universo, per studiare la formazione delle galassie, stelle e pianeti e di tutti i sistemi primordiali. Euclid ha una missione diversa: mappare la struttura su larga scala dell’Universo per svelare la natura della materia oscura e dell’energia oscura.
Le differenze principali stanno nei metodi di osservazione e negli strumenti:
- Webb utilizza più di tutte, la tecnologia infrarossa per guardare dietro le nubi di polvere cosmica ed osservare le prime fasi dell’Universo; il suo specchio ha un diametro di 6,5 m il che gli conferisce la possibilità di rilevare deboli segnali luminosi;
- Euclid è dotato di uno specchio di 1,2 m e combina la luce visibile con osservazioni nel vicino infrarosso. Uno dei suoi obiettivi è quello di misurare le proprietà geometriche e dinamiche dell’Universo.
Una sola cosa notiamo dai primi risultati: una serie di soprese sempre più stupefacenti, insomma … ne vedremo delle belle ed io cercherò di raccontarvele.
Fonte immagine di copertina: https://thenextweb.com/news/james-webb-vs-hubble-compare-images-side-by-side