Un’emozione comune. È facile provare invidia per chi mostra di possedere situazioni che non sono raggiungibili per l’osservatore. Solo a posteriori, forse, si può ridimensionare il sentimento, con la consapevolezza di quanto spesso quel che appare sia lontano dalla realtà.
Emozione – L’invidia è un sentimento profondamente radicato in noi che, rispetto ad altri, non gode di comprensione e non suscita empatia. Per questo spesso non viene riconosciuta da chi la prova e scambiata per qualcos’altro.
Differenza tra invidia e gelosia
A volte l’invidia può essere confusa con la gelosia, dalla quale però si differenzia perché deriva dall’apprensione che si prova di fronte alla superiorità degli altri e all’esame che facciamo a noi stessi: nell’invidia il conflitto è tutto soggettivo.
Chi prova gelosia, invece, teme di perdere una persona o una cosa che ama per l’intervento di un terzo: è un sentimento che comporta il sentimento di possessività e presuppone una relazione.
Contrariamente a quel che accade nella gelosia, invece, l’invidia non porta a entrare in relazione con l’altro, ma ad allontanarsene, chiudendosi in se stesso in un ripiegamento carico di sofferenza.
L’invidia si basa sulla rivalità con l’altro ed è così difficile ammetterla perché equivale a un’ammissione di inferiorità.
Peraltro, l’invidioso, invece di impegnarsi per acquisire le competenze che gli servono per colmare la distanza che lo separa da chi gli suscita invidia, si limita a trovare uno stile di comportamento che gli permetta di aggirare il problema, ad esempio simulando le competenze che non ha e rimane a cuocersi nel brodo dell’invidia.
L’invidia, inoltre, non implica soltanto una mancata connessione con l’altro, ma anche il volere il male dell’altro. Lo dice l’etimologia stessa della parola, che viene dal latino in-videre, guardar male, cioè guardare augurando il male, “fare il malocchio”.
Non stupisce che l’invidia sia tanto difficile da riconoscere, da accettare e da esprimere. Quando si manifesta, avviene in maniera paradossale, presentandosi sotto le spoglie del suo contrario e cioè dell’ammirazione, espressa in maniera eccessiva, spesso in presenza di terzi che facciano da pubblico.
Le origini dell’invidia (secondo Melanie Klein)
Nel profondo, l’invidia è un’emozione collegata all’incapacità di provare gratitudine e di essere felici. Secondo la Melanie Klein l’invidia è legata al rapporto che la madre ha col bambino. Si sviluppa nella prima fase della vita, quando si gettano le basi per lo sviluppo dell’Io. Proprio nella prima relazione oggettuale, cioè nel rapporto con la mamma e con il suo seno, sorgente di nutrimento e vita.
Il seno materno però, non è soltanto il seno buono che nutre. Esso rappresenta anche il seno cattivo che si sottrae ai bisogni del bambino sprofondandolo nella frustrazione. Da questa ambivalenza si originano invidia, gelosia e avidità, sentimenti diversi, ma apparentati tra loro.
Chi prova l’emozione dell’invidia verso un oggetto primario non sufficientemente buono ha la sensazione di averlo danneggiato e sviluppa l’invidia e sensi di colpa, perdendo la fiducia di poter amare e di poter meritare amore; aumentano l’avidità e gli impulsi distruttivi e viene danneggiata la possibilità di essere felici, che ha a che fare proprio con la capacità di amare e col sentimento di gratitudine, essenziale, secondo la Klein, “per stabilire il rapporto con l’oggetto buono e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria”.
Quando viene interiorizzato un oggetto primario buono, invece, si può contare su una forza interiore che permette di vedere il mondo esterno come amichevole e di aprirsi ad esso con generosità. Anche in circostanze avverse, si riesce a mantenere un equilibrio e a riguadagnare la serenità dell’animo.
Causa di invidia può essere anche la consapevolezza che la persona invidiata è equilibrata e capace di amare, perché ha introiettato quell’oggetto buono che manca all’invidioso, che soffre di una mancanza che sembra senza rimedio.
Come guarire dall’invidia
Colpisce dell’invidia, il fatto che questa sembri senza rimedio: l’invidioso è sempre insoddisfatto e non trova pace, quale che sia il modo in cui questo sentimento si manifesta. All’invidia alcuni reagiscono idealizzando l’altro, ma all’idealizzazione segue una dolorosa svalutazione. In altri casi, si svaluta l’altro fin dall’inizio.
Chi è depresso, può reagire all’invidia anche svalutando se stesso, nel tentativo di gestire i sensi di colpa che gli deriverebbero da un’aggressività considerata inammissibile verso l’oggetto. In altri casi, si ricerca il successo per essere invidiati, ma questo non aiuta a stare meglio perché porta all’attivarsi di angosce persecutorie.
È possibile affrontare l’invidia e le problematiche che si legano ad essa in un percorso di psicoterapia: nella relazione con il terapeuta è possibile individuare sentimenti e dinamiche ricorrenti e arrivare progressivamente a un cambiamento profondo.
Il caso – L’invidia nell’arte cinematografica e artistica
Nel film Amadeus del 1984, diretto da Miloš Forman, si mette in scena la presunta emozione dell’invidia provata dal compositore italiano Antonio Salieri per l’enfant prodige Wolfgang Amadeus Mozart.
Salieri, ormai vecchio e dimenticato, si trova in manicomio dopo un tentativo di suicidio e decide di confessare tutto il suo malessere al parroco.
Da abile compositore di corte quale egli si reputava, scopre di essere in realtà un compositore mediocre in confronto del più giovane e irriverente Mozart. Pur mostrando ammirazione durante tutto il film per il suo giovane antagonista, tuttavia non potendo accettare che, secondo il suo pensiero, Dio abbia concesso un tale dono ad un personaggio così volgare e libertino, Salieri cederà al peccato dell’invidia, escogitando pani diabolici per strappare segreti al giovane compositore e per sabotare le sue esibizioni, fino a meditare il suo omicidio.
Col progredire del racconto il suo animo viene corroso dall’emozione dell’invidia e questo lo porta a rifiutare quella fede alla quale si era aggrappato per poter fare musica.
Conclusione
Un racconto esemplificativo su quanto l’invidia possa trasformare l’uomo più retto in una canaglia senza scrupoli, qui reso in modo assai più potente e palese, dal momento che la stragrande maggioranza delle persone non possiede il talento di Mozart. Salieri diventa, quindi, potenzialmente uno specchio per noi tutti.
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La dott.ssa Francesca Romana Dottori offre il servizio di consulenza psicologica online tramite MEET, ZOOM E WHATSAPP, secondo le linee guida per le prestazioni psicologiche a distanza, approvate dall’Ordine Nazionale degli Psicologi.
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