“EL ABRAZO”: italiani che aiutano italiani (e non solo) in Gran Canaria.
Oggi abbiamo avuto il piacere di intervistare Sergio Calandra e Orazio Ruggiero, fondatori dell’Associazione di volontari italiani “El Abrazo“.
Un famoso detto recita “a Natale siamo tutti piú buoni”. Probabilmente suonerá un po’ ipocrita, visto il numero di guerre e di morti che sono avvenute in questo 2024, ed effettivamente lo é. Ma c’é anche chi buono lo é durante tutto l’anno.
Ci sono persone che il bene lo fanno costantemente, ed in silenzio, perché per loro l’importante é aiutare e non di certo ricevere complimenti.
Ed é proprio per questo motivo che probabilmente la maggior parte di voi non avrá sentito parlare dell’associazione di volontari italiani “EL ABRAZO“.
E sapete perché? Perché nei pochi anni trascorsi in Gran Canaria, ho visto con i miei occhi come gli italiani, molto spesso, invece di aiutarsi tra di loro si facciano guerra e cerchino di primeggiare gli uni sugli altri.
Ho sempre pensato che il fatto di essere connazionali che vivono in una grande comunitá all’estero fosse un motivo valido per stare in sintonia aiutandosi gli uni con gli altri. Invece molto spesso é il contrario. Per questo mi ha davvero sorpreso parlare con Sergio e Orazio, due persone la cui bontá traspare dagli occhi. E mi sembra giusto dare merito a loro, perché oltre al volontariato in sé, attraverso la loro associazione stanno focalizzando l’attenzione delle istituzioni e del consolato su alcune tematiche delicate e importanti.
“Mi raccontate un po’ come é nata la vostra Associazione?”
“La nostra associazione nasce nel 2022, quando ci siamo accorti della necessitá di dare aiuto e conforto alle persone che improvvisamente e per vari motivi si ritrovavano in situazioni di difficoltá. Parliamo principalmente di situazioni di inaspettata e improvvisa emergenza, per la quale non si è preparati.”
“L’idea in sé mi venne quando mia madre, -ci racconta Sergio- stava qui in vacanza, cadde e si ruppe il femore. Lí in ospedale, mi sono accorto che c’erano tante persone sole, italiani, ma non solo.”
“Quindi il vostro aiuto di volontari non é rivolto solamente agli italiani”
“Quello che vediamo noi é il caso umano, non la nazionalitá. Certo, per vari motivi, soprattutto per quello linguistico, é piú facile aiutare gli italiani”.
“Raccontatemi qualche esempio concreto”
“Quasi sempre stiamo parlando di situazioni estreme, di persone molto difficili da gestire per la condizione mentale e psicofisica, come nel caso di una madre e di suo figlio. La madre, anziana, era allettata e aveva il ‘Parkinson’, mentre il figlio era schizofrenico.
Erano completamente soli. Ció che abbiamo fatto é stato assisterli per mesi, anche con l’aiuto delle istituzioni. Quando la madre é morta, in primis ci siamo occupati della cremazione, poiché il figlio, che nel mentre era stato sfrattato, non era rintracciabile. Quindi é stato lasciato in mezzo alla strada, e puoi ben immaginare che situazione delicata sia, vista la sua malattia. Siamo riusciti a farlo internare in un centro specializzato a Telde e a coinvolgere l’aiuto degli assistenti sociali locali”.
“Che mezzi avete voi per cercare di far fronte a queste situazioni complesse?”
“I nostri mezzi siamo noi stessi. Stiamo cercando di mettere in piedi un bel gruppo di volontari. Per il momento siamo in cinque. É fondamentale anche l’appoggio delle istituzioni, come il Centro de Salud, gli assistenti sociali, l’Ayuntamiento… Dobbiamo dire che ci aprono spesso le porte, forse perché vedono che noi “agiamo”, aiutiamo concretamente. Non riceviamo soldi per ció che facciamo, nè abbiamo raccolte fondi aperte. Siamo semplicemente noi. Non ci importa della pubblicitá. Per questo, anche se l’associazione é regolarmente registrata, non ci siamo mai presentati ufficialmente, e tantomeno abbiamo chiesto contributi. Il nostro scopo é semplicemente quello di fare qualcosa fine a se stesso. Ovvio, a volte si tratta semplicemente di accompagnare qualcuno che non sa la lingua a fare visite mediche, altre volte parliamo di situazioni piú complesse”
“Sergio sta lavorando per poter organizzare qui nel sud di Gran Canaria un incontro tra la sanitá e il consolato. É arrivato il momento di prendere coscienza che solamente qui nel sud vivono 700 senzatetto, tra cui vari italiani. Stiamo chiedendo anche la presenza di piú defibrillatori, poiché al momento si trovano solamente in luoghi che chiudono di notte (come ayuntamiento e piscina comunale) e che sono distanti dai luoghi dove si trova molta gente. L’ideale sarebbe tenerne uno ogni 500 metri. Ci siamo resi conto anche della necessitá di impartire un corso di primo soccorso, magari anche agli stessi lavoratori che si trovano nei paraggi dei defibrillatori”.
“In parte mi avete anticipato la domanda, ma a parte quello che avete appena detto, quali sono i vostri obiettivi?”
“Senza dubbio, l’obiettivo principale adesso, é quello di creare un bel gruppo di volontari per poter allargare il nostro raggio d’azione.”
“Come fa la gente a mettersi in contatto con voi?”
“In due modi. Come privati, di solito ci contattano per metterci al corrente di persone che hanno bisogno di aiuto, o attraverso il consolato. Un esempio è quando la polizia ha chiamato il consolato italiano avvisando di una persona in evidente stato confusionale che era stata portata all’ospedale Insular. Ci siamo recati lì, la mattina seguente siamo riusciti a portarla al sud e ad ‘alloggiarla’. Ci abbiamo messo ben sei giorni per cercare di convincerla a rientrare. Purtroppo, data la sua condizione psicologica, era molto difficile farla ragionare, e soprattutto metterla in contatto con i parenti”.
“Siete molto limitati nei mezzi. Il consolato vi appoggia?”
“Diciamo che il consolato é quello che ci contatta. Solo in casi estremi puó fare un rientro coatto. Noi si, siamo limitati e a volte impotenti, perché parliamo di situazioni borderline dove non sai mai cosa ti aspetta e cosa puoi fare. Un’altra storia, davvero complessa, é quella di una coppia di italiani anziani che aveva deciso di trasferirsi qui per trascorrere una vecchiaia serena. Alla signora le è stato diagnosticato un crollo della corteccia prefrontale. Nel giro di pochissimo tempo ha perso tutte le facoltá cognitive. Attraverso la nostra collaborazione con “Karuna“, che dispongono di presidi sanitari, siamo riusciti a fornirle una sedia a rotelle”.
“Per quanto riguarda le raccolte fondi che mi dite? Ci avete mai provato? Funzionano?”
“Siamo sinceri, in due anni non ci siamo mai messi in vetrina. Il rischio é quello di ricevere moltissimi casi di aiuto a cui al momento non potremmo far fronte”.
“Il mio obiettivo, con questo articolo, non é quello di dire “se avete bisogno di aiuto contattate “EL ABRAZO””, ma quello di cercare di incentivare le persone a poter dare una mano come volontario, nei limiti del possibile.”
“Esatto, la prioritá é quella di trovare persone, anche se non é facile. Cerchiamo persone che parlino bene lo spagnolo, che abbiano giá fatto volontariato e che si sappiano muovere bene con le istituzioni. Essere volontario significa fare qualcosa per qualcuno sapendo che nella maggior parte dei casi non riceverai un grazie, ma solamente per il piacere di aiutare. A noi gratifica un sorriso, o la signora che con molta difficoltá motoria ci stringe la mano.”
“A Natale faremo il pranzo solidale, al Mediterraneo Cafe . Il nome é “Natale in famiglia” e verranno invitate le persone sole e che non se lo possono permettere. Perché non puó mancare la gioia di stare insieme a Natale. Ci sono ancora 20 posti liberi, per chi ha voglia di aiutare o di essere aiutato. (per maggiori info contattare direttamente con Mediterraneo Cafe)”
“Un altro dei nostri obiettivi, é quello di compiere con la necessitá di una struttura diaria, dove i senzatetto possano andare in bagno o a lavarsi. Il rischio per l’Ayuntamiento é quello di pensare di incentivare l’arrivo in massa di vagabondi in un luogo turistico. Peró é necessario dare a questa gente un’alternativa alla strada. Queste situazioni esistono e non si puó far finta di niente.”
“Purtroppo c’é ancora lo stigma sociale di pensare che chi stia in mezzo alla strada lo faccia perché ne abbia voglia. O perché non si voglia andare a lavorare”.
“Indubbiamente esistono i figli dei fiori, ma nella maggior parte dei casi stiamo parlando di un cane che si morde la coda. Se per un motivo o per un altro la gente é obbligata a passare un periodo in mezzo alla strada, questo la puó annientare psicologicamente e fisicamente. É poi davvero difficile uscirne, e come presentarsi in queste condizioni a un colloquio di lavoro? Molti non volevano arrivare a vivere in queste condizioni estreme, ma una volta che ci arrivi é difficile tornare indietro. E poi c’é da tenere in considerazione anche il fattore climatico, qui é senza dubbio piú facile sopravvivere alle notti d’inverno.
Un senzatetto non é mai un semplice senzatetto. Solamente nell’aeroporto vivono quattro italiani. Quattro persone, quattro famiglie. Famiglie che molto spesso, quando vengono contattate, ci dicono che lì in Italia non c’é posto per loro”.
“Non volete numeri, non volete pubblicitá, volete solo aiutare, chiaramente dentro i vostri limiti.”
“Esatto, é per questo motivo che in pochi ci conoscono. Se un domani saremo una realtá consolidata con piú persone, saremo i primi a farci conoscere. La prioritá é quella di trovare volontari, non soldi, cosí potremo farci strada e potremo ampliare il nostro raggio d’azione. C’é da dire che siamo stati presentati a Tenerife durante la riunione delle associazioni, quindi siamo conosciuti, e siamo aperti a qualsiasi collaborazione.”
“Vi auguro che il vostro obiettivo possa avverarsi e la vostra associazione ampliarsi”.
“Siamo pochi, ma lavoriamo, facciamo. Proprio adesso uno dei nostri volontari é in contatto con il proprietario di una casa di cura vicino Las Palmas, dove ci sarebbe la possibilitá di ospitare italiani.”
“Concludiamo con una storia bella. qualche episodio che é finito per il meglio”?
“Fino ad ora tutti. Laddove aiutiamo non é mai un fallimento. Ogni volta siamo riusciti nel nostro intento di dare un aiuto. Anche in casi che inizialmente ci hanno spaventato. E questa é una grande vittoria.”
Per maggiori informazioni, se siete interessati ad aiutare o a saperne di piú, non esitate a contattare Sergio Calandra: + 34 633 45 86 98