E. A. Poe, il mistero della sua morte

ByGiampiero Sorce

23 Giugno 2024
E. A. Poe

Una vita al limite, spezzata a 40 anni: un “cold case” irrisolto.

E. A. Poe morì in ospedale a Baltimora, lontano da Richmond la città in cui viveva e dalla quale si era allontanato senza dare giustificazioni il 23 Novembre 1849.

Al Washington Hospital trascorrerà i suoi ultimi 5 giorni senza essere mai tornato sufficientemente lucido da poter fornire indizi utili che permettessero di giustificare la sua presenza a Baltimora e cosa gli fosse capitato.

Di questo controverso personaggio, irascibile, drogato, alcolizzato e, molto probabilmente, anche schizofrenico (sembra certo che “sentisse” delle “voci”) vi ho già parlato presentandovi la sua poesia “The Raven“, il Corvo, che potete leggere o ascoltare qui.

Con questo articolo vediamo di capire se ci sono indizi che possano accreditare un’ipotesi plausibile sulle cause della sua prematura scomparsa a soli 40 anni.

Gli ultimi giorni

È il 3 Ottobre del 1849. Il signor Joseph W. Walker, un tipografo del giornale locale Baltimora Sun, sta passeggiando per le vie di Baltimora quando la sua attenzione è attratta da un signore che gli sta venendo incontro. Cammina vacillando come un ubriaco o perlomeno lo sembra. Gli abiti sono dozzinali e spiegazzati, come di chi abbia passato la notte su una panchina. Su questo particolare, quello degli abiti, torneremo dopo.

Quando gli è più vicino gli sembra di riconoscerlo. Potrebbe essere lo scrittore Edgar Allan Poe e lo fa portare in carrozza all’ospedale più vicino: il Washington Hospital appunto, senza avvisare la polizia, cosa che sarebbe stata la cosa più logica da fare.

Un’altra versione ci dice che Il signor Joseph W. Walker lo avrebbe incontrato mentre si trovava in stato di incoscienza in una taverna della città. Riconosciutolo lo avrebbe fatto portare in ospedale.

Quale che sia la modalità o il luogo in cui viene soccorso, il mistero sul suo ricovero non finisce qui.

In ospedale infatti i medici riscontrerebbero uno stato di confusione mentale probabilmente dovuto all’alcool, alla disidratazione e alla denutrizione, ma anche ematomi su tutto il corpo dovuti a violente percosse. Un altro particolare sembra venisse notato all’accoglienza in ospedale: “il paziente sembra indossare abiti non suoi“.

E. A. Poe, quindi, sarebbe stato sotto l’effetto dell’alcool o dell’oppio di cui, si sa, faceva uso da anni. Il mistero avvolge anche questo aspetto della sua vita. C’è chi dice che non bevesse da almeno sei mesi ed avesse chiuso anche con la droga. Secondo altri, questi vizi insieme a quello del gioco, non lo avrebbero mai abbandonato.

Ma perchè il particolare degli abiti non suoi potrebbe fornirci un indizio importante sul perchè si trovasse in quello stato? Prima di azzardare un’ipotesi, cerchiamo di capire invece quali sia stata la causa della sua morte.

La morte

La morte avverrà dopo cinque giorni dal suo ricovero e anche questa è avvolta nel mistero. Qual è stata la causa? non lo sappiamo semplicemente perchè tutta la documentazione sanitaria del suo ricovero, della degenza e perfino il certificato di morte, sono scomparsi.

Tra le numerose ipotesi avanzate all’epoca, ma anche negli anni successivi pur non avendo riscontri medici su cui basarle, le più accreditate sono il delirium tremens, il cancro al cervello o la rabbia, come ipotizzato nel 1966 dal Dr Benitez dell’Università del Maryland. Tutte queste ipotesi giustificherebbero le convulsioni, la febbre, l’incapacità motoria, la tachicardia e le alterazioni dei sensi.

Sembra infatti che E. A. Poe durante la sua degenza fosse vittima di deliri allucinatori e invocasse ossessivamente un tale Reynolds (l’esploratore polare al quale si era ispirato per il suo romanzo “Il racconto di Arthur Gordon Pym”).

Edgar Allan Poe poco prima di spirare, pronunciò queste parole: “Dio aiuti la mia povera anima!”

Altri riferiscono che nei momenti di lucidità rifiutasse l’alcool con il quale i medici credevano di superare quelle che per loro erano crisi di astinenza, ma chiedesse solo acqua.

Sempre nell’ambito del sentito dire, riportato negli articoli apparsi sui giornali dell’epoca, E. A. Poe poco prima di spirare, pronunciò queste parole: “Dio aiuti la mia povera anima!”.

Alle cinque del mattino del 7 Ottobre 1849, lo scrittore, poeta e giornalista Edgar Allan Poe cessava di vivere.

Quei vestiti non suoi…

Per concludere questo articolo, ho lasciato per ultimo il mistero dei vestiti.

Questo particolare, apparentemente insignificante, potrebbe essere invece il punto di svolta per dare un volto, se non un nome, a coloro che provocarono la morte di E. A. Poe se non direttamente, almeno facendone precipitare il già disastroso stato di salute.

Agli inizi di Ottobre del 1849 a Baltimora è tempo di elezioni. Il sig. Walker avrebbe soccorso E. A. Poe vicino a un seggio elettorale repubblicano. L’ipotesi avanzata da alcuni è che fosse stato ridotto in fin di vita dai coop.

I coop erano dei criminali al servizio di politici senza scrupoli, che aspettavano i malcapitati elettori fuori dai seggi. Il metodo era sempre lo stesso: botte e alcool oltre ogni limite per stordirli e costringerli ad obbedire a rivotare un partito piuttosto che un altro. Quando venivano considerati pronti, favoriti dallo scarso controllo ai seggi, ai malcapitati venivano dati nuovi vestiti per non dare nell’occhio e portati a votare. 

Conclusione

Se i coop siano stati la goccia che ha fatto precipitare un quadro clinico già minato da anni di eccessi non lo sapremo mai, ma spiegherebbe il particolare dei vestiti che non gli appartenevano.

Resta il fatto che Edgar Allan Poe, nella sua vita disordinata e maledetta, ci ha lasciato opere magnifiche che, come per tutti i grandi della letteratura, ne assicurerà il ricordo per sempre.

Giampiero Sorce