disturbo

Il disturbo dipendente di personalità (DDP) è una patologia psichica che coinvolge circa il 2% della popolazione mondiale, con maggioranza per le donne. Si tratta di una patologia che è costante nel suo sviluppo fino a raggiungere stati di notevole gravità.

Che cos’è il disturbo dipendente di personalità

Il disturbo dipendente di personalità è una modalità costante e disfunzionale di comportarsi. È caratterizzato da un bisogno pervasivo ed eccessivo di essere curati, che porta a comportamenti di sottomissione, dipendenza e paura della separazione.

Le persone con disturbo dipendente di personalità delegano di solito le decisioni e le responsabilità importanti ad altre persone. Inoltre, consentono a chi si occupa di loro di prevaricare i propri bisogni. Presentano una bassa stima di sé e appaiono molto insicure circa la propria capacità di prendersi cura di se stessi.

Perché si sviluppa il disturbo dipendente di personalità

Non esiste una causa specifica alla base del disturbo dipendente di personalità, ma piuttosto molteplici fattori. Tra questi i più comuni sono:

  • abusi subiti: individui con una storia di abusi e/o traumi infantili hanno maggiori probabilità di sviluppare il disturbo;
  • eredità genetica, persone che hanno familiari affetti da disturbo dipendente di personalità hanno maggiori probabilità di ricevere la stessa diagnosi;
  • fattori culturali e sociali: l’ambiente e la società in cui si vive può incentivare comportamenti dipendenti.

Come riconoscere il disturbo dipendente di personalità

Chi è affetto da disturbo dipendente di personalità sperimenta generalmente difficoltà nel prendere decisioni quotidiane. Sono decisioni che le persone normalmente compiono senza sforzo o con poca riflessione. Si tratta di individui che concedono la responsabilità di molti ambiti della propria vita agli altri. Evitano di esprimere disaccordo o creare conflitto nella relazione, poiché temono di perdere la relazione stessa.

Una persona affetta da disturbo dipendente di personalità stenta ad avviare progetti o a prendere iniziative autonome. Se ha la certezza della supervisione e dell’approvazione altrui, può comunque agire adeguatamente.

Pur di ottenere supporto e cure, un individuo con disturbo dipendente di personalità può giungere a svolgere compiti scomodi o sgradevoli. Può arrivare a sottomettersi al volere dell’altro, anche qualora questi avanzi richieste insensate o compia azioni brutali, come violenze e abusi.

Questo comportamento è parzialmente dovuto alla loro riluttanza ad esprimere le proprie opinioni per timore di offendere le persone delle quali hanno bisogno e, in parte, alla credenza che le altre sono più capaci di loro.

Quando una relazione intima finisce, chi è affetto da disturbo dipendente di personalità tende a ricercare con urgenza una nuova relazione che fornisca il sostegno perso. Teme, inoltre, in modo irrealistico e costante di essere abbandonato e generalmente limita le proprie relazioni sociali alla persona da cui dipende.

Come si cura il disturbo dipendente di personalità

Il trattamento del disturbo dipendente di personalità più adatto è la psicoterapia, associata a un supporto farmacologico che viene usato solo per arginare i possibili sintomi depressivi e ansiosi che possono accompagnare il disturbo dipendente di personalità.

Nonostante la scarsa consapevolezza delle proprie problematiche, le persone affette da disturbo dipendente di personalità sono desiderose di compiacere e risultano più aderenti alla terapia.

Solitamente, le persone con disturbo dipendente di personalità chiedono aiuto per ansia, depressione o altre conseguenze derivanti dal proprio disturbo, come difficoltà relazionali o lavorative.

Psicoterapia

La psicoterapia del disturbo dipendente di personalità si concentra sulle sfide che il paziente incontra nella vita quotidiana, come compiere delle scelte, esprimere i propri bisogni, comunicare in modo assertivo e non passivo e definire confini personali. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dagli altri e sviluppare la propria indipendenza.

Il caso di un insuccesso terapeutico

Si è presentato nel mio studio un signore, quarantenne, perché costretto dalla moglie, per parlarmi del suo problema psichico. Dal primo colloquio è emerso che il suo lavoro era condizionato dalla presenza invadente di un suo superiore, una donna molto bella, dinamica e dalla forte personalità dirigenziale e più giovane di lui.

Vuoi perché affascinato da quella donna, vuoi perché questa dirigente aveva una fortissima personalità decisionale, vuoi perché era una dirigente stimata da tutto il consiglio direttivo dell’azienda e vuoi per altri motivi, lui non si sentiva in grado di intervenire nelle sue decisioni. Alcune volte tali decisioni non erano le migliori, ma lui non si sentiva in grado di proporle contrariando la sua superiore e si convinceva che era meglio seguire il suo capo perché comunque le cose andavano sempre bene.

Questa sua assertività gli ha procurato delle forti depressioni e uno stato psichico non sano e tutti gli effetti dovuti a questo stato patologico venivano riportati in famiglia. I danni naturalmente si riversavano sulla coppia e la moglie era arrivata al punto di volersi separare se lui non avesse fatto qualcosa per cambiare.

Ha voluto provare, quindi, la psicoterapia.

Purtroppo, dopo pochi incontri, non è più venuto. Nell’ultima sua telefonata mi ha comunicato che la moglie lo aveva lasciato e lui ora non aveva bisogno di una cura psicoterapica, ma di incontrare tante persone e magari di ricominciare una nuova storia con qualche altra donna che avesse potuto comprenderlo meglio.

Per me un insuccesso, ma sono cose che capitano!

I contatti per i consigli