Quando un buon libro diventa un buon film.

Cuore di cane… Fluke… Non so voi, ma io sono un cinefilo… cinofilo! Quando vedo un film con protagonisti animali, e particolarmente i cani, non posso fare a meno di guardarli. Sono consapevole che quei poveri animali fanno solo ciò per cui sono addestrati e non abbiano la benché minima idea di cosa stiano facendo (o che stiano facendo guadagnare ai loro addestratori). D’altra parte nella realtà accade veramente che uno di loro percorra chilometri per tornare a casa o aspetti il ritorno del suo padrone alla stazione dei treni fino al giorno della sua morte.

C’è un tipo di filmografia e di romanzi di fantascienza che hanno come protagonisti i cani. Non sono ambientati tra le stelle o nei palazzi di un qualche Impero Galattico, ma cercano piuttosto di indagare altre tematiche.

cuore di cane

Cuore di Cane

Questi racconti possono sembrare a prima vista solo opere di denuncia, ma come tutto ciò che riguarda la letteraura, si prestano a vari livelli d’interpretazione, a seconda della sensibilità personale di chi li legge.

Ne è un esempio il racconto di Bulgakov “Cuore di Cane” del 1925, che è una favola fantascientifica, satirica e moralistica sulla trasformazione di un cane in un essere umano, utilizzata per condannare l’allora regime sovietico post-rivoluzionario che tentava di dare vita ad una nuova società estirpando “chirurgicamente” il passato. Di questo racconto ne è stato tratto un film, anzi due. Uno è del 1976 del nostro Lattuada, protagonista Cochi Ponzoni (si, proprio quello del duo Cochi e Renato) e se volete potete vederlo qui; poi c’è una versione televisiva russa del 1988 di Vladimir Bortko, di cui è possibile acquistare il dvd, sempre in russo, con sottotitoli in inglese.

Leggendo il romanzo, o guardando il film di Lattuada, oltre alla condanna della burocrazia ottusa e asservita al potere, si riescono a cogliere le debolezze della natura umana svelate proprio dal cane trasformato in uomo chirurgicamente, ma che non può rinnegare i suoi istinti bestiali.

Le uova fatali

Del resto Bulgakov non si limitò a scrivere cuore di cane per condannare l’ottusità della burocrazia della società in cui viveva. Ne è esempio “Le uova fatali” del 1924 che l’autore scrive contemporaneamente a cuore di cane. E’ il 1928 e Il protagonista, il professor Persikov, inventa accidentalmente un “raggio rosso” che provoca la crescita mostruosa di amebe e, più genericamente, di tutte le cellule. Il professore vedrà la sua invenzione requisita per contrastare un’epidemia di aviaria, ma il suo uso avrà conseguenze disastrose.

Nel 1977 ne realizzò un versione televisiva piacevolissima il regista e sceneggiatore Ugo Gregoretti. Girata interamente nello studio 1 della Sede Rai di Torino, vale la pena guardarla per l’uso del blu screen che trasforma la scarsità di mezzi per gli effetti speciali in una versione talmente grottesca da risultare a tratti esilarante. Altra caratteristica dello sceneggiato in due puntate, il taglio giornalistico tipico di Gregoretti nel ruolo di narratore, già usato nel 1968 per Il Circolo Pickwick di Dikens e, infine, per la magistrale interpretazione del professor Persikov da parte di Gastone Moschin. Potete vedere la prima puntata qui e la seconda qui.

Una citazione a parte meritano le poche righe che Bulgakov dedica al racconto di H.G.Wells “il cibo degli Dei” del 1904 dal quale trasse evidentemente l’ispirazione per scrivere le uova fatali:

Lei, proseguì Ivanov, lei acquisterà un tale nome… Mi gira la testa. Capisce , continuava appassionatamente, Vladimir Ipat’ic, gli eroi di Wells rispetto a lei sono solo idiozie… E io che pensavo che fossero favole… Ricorda il suo The food of the Gods?

Ah, è un romanzo? rispose Persikov.

Ma si, santo cielo, e anche famoso!

L’ho dimenticato, rispose Persikov, ricordo di averlo letto ma l’ho dimenticat

Ma torniamo ai nostri amici cani.

Fluke, l’uomo cane

Mentre “Cuore di cane” ci parla di un cane trasformato chirurgicamente in umano, il romanzo di James Herbert, Fluke l’uomo cane (Urania n°869, 1981) ci narra le vicende di un uomo che diventa cane. Certo, definire il genere letterario di Fluke è davvero arduo perchè, pur trattando di un argomento che ha del fantastico, non rispecchia i canoni della fantascienza. Non ci sono macchinari che alterino il patrimonio genetico, un teletrasporto mal funzionante o chissà che altro mezzo scientifico. In realtà si parla di Anime e reincarnazione che, sebbene per molti sia davvero fantascienza, riguarda più la sfera spirituale e le credenze religiose. Malgrado ciò, questo romanzo è un altro esempio di come un’opera letteraria possa diventare un buon film. Fluke è del 1995 regista Carlo Carlei il quale, quando lo lesse, ne restò così colpito da comprarne immediatamente i diritti per trasformarlo in sceneggiatura.

Fluke

Il film non ha avuto il successo che meritava perchè al momento dell’uscita nelle sale la casa cinematografica Metro Goldwin Mayer era alle soglie del fallimento e ridusse all’osso, è il caso di dirlo, la spesa per pubblicizzarlo. Ebbe comunque due nomination ai Saturn Award del 1996: come miglior film fantasy e per il miglior attore emergente, Max Pomeranc. Qui una clip dal film.

Datemi pure del sentimentale, ma quando il mio cane mi poggia la testa sulle gambe o mi guarda con quegli occhi così… umani, io non posso che ripensare a Fluke e credere, o per molti illudermi, che dietro quello sguardo ci sia dell’altro.

Ziggy

Nel prossimo articolo tornerò a parlare di Ambra Mattioli e dei suoi romanzi perchè ho avuto modo di sentirla e farle una breve intervista. Perciò state connessi e

Lunga vita e prosperità

Giampiero Sorce

(Foto dalla mia collezione privata, link ai video reperibili senza copyright dalla rete)