Costellazioni… in poesia: spesso mi piace fare un gioco con le persone che conosco e a cui racconto le mie poesie: gli chiedo di darmi una parola sulla quale scrivere.
L’estate scorsa ero in viaggio per una vacanza a Napoli con la mia ragazza e le posi la mia domanda; alchè lei, riflettendoci qualche secondo, dichiarò il verdetto. La parola fu “costellazioni”.
COSTELLAZIONI
Dipinte negli sguardi dei molti,
le luci parlano tra loro e costruiscono legami,
quasi il loro amore fosse in realtà costruito
dagli occhi di chi osserva.
Quelle sono lontane, veloci, sfuggenti
Ma noi, anche solo ammirandole,
le facciamo parlare.
Sentiamo quasi un legame con i loro irreali bisbigli
tant’è che tutti noi
siamo nati sotto l’amore di certe stelle.
C’è chi nasce sotto un turbolento Toro,
chi sotto un Cancro
e chi sotto innumerevoli altri amori.
Ma se potessimo chiedere a loro…
Cosa risponderebbero
su questo tenero e falso amore?
Questa poesia è un’ode al vero, a ciò che è oltre il velo di Maya. Un’ode alla bellezza d’un rapporto più semplice, meno composito.
Spesso guardiamo il mondo e ne restiamo incantati, vediamo straordinarie cose che in realtà sono semplicissime e le eleviamo a verità, rendendole negli anni tradizioni.
Nella magia del mondo in cui viviamo, pieno di false ghirlande, finti orpelli e festoni inverosimili, balliamo e cantiamo in nome del vero, o perlomeno, di ciò che pensiamo lo sia, anche quando in realtà è un’illusione.
Stiamo attenti a costruire castelli alti chilometri, se questi sono in realtà fatti di carte; stiamo attenti a scavare fosse così profonde da non poter vedere più la luce.
Vediamo e viviamo il mondo come vorremmo che fosse, non come è veramente. Freud direbbe che il nostro principio di piacere (come vorremmo che funzionasse il mondo) si scontra con il principio di realtà (come questo è).
Ricordiamoci che a volte creiamo qualcosa che vediamo solo noi, anche se nel mondo quel qualcosa non esiste…