atlantide

Atlantide, il continente perduto, è una delle leggende più affascinanti della storia. Se Lemuria e MU vi hanno lasciato con l’amaro in bocca, e vi chiedo scusa se vi ho fatto crollare un mito con prove evidenti della loro inesistenza, Atlantide è un discorso diverso.

Al contrario degli altri due continenti, Atlantide mantiene tutt’oggi il suo alone di mistero. Si dice che fosse una civiltà avanzata, ricca di cultura, arte e scienza, che scomparve improvvisamente a causa di un cataclisma. Ma dove si trovava Atlantide? E perché nessuno è mai riuscito a ritrovarla? Queste sono le domande che da secoli appassionano gli esploratori, gli storici e i sognatori.

Alcuni credono che Atlantide fosse situata nell’oceano Atlantico, altri nel mar Mediterraneo, altri ancora in luoghi esotici come il Sud America o l’Antartide.

Ci sono ovviamente anche coloro che sostengono che Atlantide sia solo un mito, non sia mai esistita. Un mito inventato da Platone per illustrare le sue idee filosofiche. Chi ha ragione? Forse non lo sapremo mai… oppure si!

Seguitemi ancora una volta nel mio excursus sui “continenti scomparsi” e scopriamo se si tratti veramente di una invenzione o ci siano effettivamente delle prove a sostegno dell’esistenza di Atlantide che abbiano valenza scientifica.

Ma andiamo per gradi.

Solone, Socrate e Platone.

La prima volta che sentiamo parlare di Atlantide è nei dialoghi Timeo e Krizia di Platone nel IV Secolo a.C. In queste opere Platone riferisce che il legislatore ateniese Solone venne a conoscenza, nel 590 a.C., dell’esistenza di una documentazione scritta riguardante un’antica storia di guerrieri greci. Una storia risalente a fatti accaduti nel 9600 a.C.

La fonte di queste rivelazioni sarebbe stato un sacerdote del tempio della dea Neith, a Sais, una delle più antiche città egizie.

Secondo quanto riportato da Solone, i soldati antenati degli ateniesi, avevano sconfitto un potente esercito invasore che:

insolentemente invadeva ad un tempo tutta l’Europa e l’Asia, muovendo di fuori dall’Oceano Atlantico […] Ma nel tempo successivo, accaduti grandi terremoti e inondazioni, nello spazio di un giorno e di una notte tremenda, tutti i nostri guerrieri sprofondarono insieme dentro terra, e similmente scomparve l’isola Atlantide assorbita dal mare”.

La vicenda fu poi tramandata da Solone all’amico Dropide e poi a Crizia il vecchio, a Crizia il giovane, a Timeo, a Ermocrate e infine a Socrate, maestro di Platone.

Ma Platone non fu l’unico a parlare di Atlantide. Per Ecateo di Mileto (VI-V secolo a.C.) e per Erodoto (484-425 a.C.) il territorio di Atlantide si trovava nella parte nord-occidentale dell’Africa, come riporta nella sua “Descrizione della Terra e Istorie”.

Tra gli scettici annoveriamo Aristotele (384-322 a.C.), per il quale si trattò unicamente di un’invenzione. Le cronache ci riferiscono che a chi gli domandasse se ci fosse del vero nella storia del continente scomparso, egli rispondesse in un tono che non ammetteva repliche: “L’uomo che l’ha sognata l’ha anche fatta scomparire”. 

Nuove prove a sostegno dell’esistenza di Atlantide

E veniamo ai giorni nostri. Nel secolo precedente si sono susseguiti vari annunci di ritrovamenti di reperti archeologigi nei fondali marini dell’Oceano Atlantico, su entrambe le sponde, che sono state collegate al continente scomparso.

Di questi ritrovamenti non è più dato sapere se siano stati abbandonati o se le ricerche siano proseguite con campagne di scavi.

Una notizia di qualche tempo fa, invece, ha risvegliato l’interesse dei ricercatori e ha suggerito che l’ipotesi di Ecateo ed Erodoto della localizzazione di Atlantide in nord Africa non sia poi così peregrina. Vediamo perchè…

Nel 2015 sulla rivista Nature apparve un articolo, come sempre firmato da più autori il primo dei quali tale C. Skonieczny, dal titolo: “I periodi umidi africani hanno innescato la riattivazione di un grande sistema fluviale nel Sahara occidentale”. A partire dalle immagini di un satellite giapponese, il PALSAR, gli scienziati poterono senza ombra di dubbio, affermare che in passato, tra gli 11.500 e i 9000 anni fa, esisteva un mega fiume, il Tamanrasett, che attraversava l’Africa Occidentale.

Largo nel suo massimo 90 chilometri, nasceva dai monti dell’Atlante e percorrendo tutta l’Africa, sfociava in un delta largo 400 chilometri sulle coste dell’Atlantico, oggi appartenenti alla Mauritania.

Nell’accezione greca di “isola” va tenuto conto che loro consideravano “isola” anche il Peloponneso legato al continente da una piccola fascia di terra e il cui nome, in greco, significa appunto “isola di Pelope”. Quindi per Solone e gli altri eminenti filosofi e studiosi greci, Atlantide, unita solo dalla catena montuosa a nord con il resto dell’Africa, era l'”isola di Atlante”.

Questa notizia di per sè non basterebbe ad affermare di aver scoperto il continente scomparso. Ci vengono in aiuto sempre le immagini satellitari che confermano i racconti di Platone.

Platone, infatti, nel descrivere Atlantide, ci racconta che nella prossimità dell’isola esistono due grandi strutture geologiche di origine naturale e uniche e nel loro genere.

La prima, l'”isola di Poseidone”, Platone la descrive come “una piccola montagna centrale, circondata da tre anelli di mare e due di terra, perfettamente concentrici”. Questa isola era sacra, inaccessibile e disabitata.

La seconda struttura, invece, era l'”Isola della Metropoli” molto simile nella forma alla prima, e su cui gli Atlantidei vi avevano costruito una città. Mentre dell’isola di Poseidone Platone non fornisce le dimensioni, dell’isola della Metropoli ci fornisce tutti i dati.

Al centro c’era un’isola pianeggiante larga quasi un chilometro, 900 metri per l’esattezza, dove vivevano il Re e la Nobiltà, mentre i tre anelli di mare e i due di terra che la circondavano, sempre concentrici, si estendevano raggiungendo i due chilometri e mezzo di raggio. All’esterno di questa struttura poi, si ergeva la città vera e propria.

Partendo da queste informazioni e analizzando le immagini satellitari, possiamo noi stessi controllare l’esistenza di queste strutture geologiche naturali.

Con il programma “Earth” di Google, per esempio, alle coordinate 21° Nord e 11° Ovest vedremo questa immagine satellitare:

lo scrittore Carlos Alberto Bisceglia nel suo libro “Atlantide 2021 – Il continente ritrovato”, da cui tra l’altro ho ricavato lo spunto per questo articolo e la cui lettura consiglio vivamente, riporta la stessa immagine, confrontandola con il percorso del mega fiume Tamanrasett:

Da notare che la struttura chiamata Richat misura esattamente cinque chilometri di diametro, e la sua isola centrale è larga esattamente 900 metri.

Quante possibilità ci sono che sia casuale che due strutture geologiche di questa forma e dimensione, uniche in tutto il mondo, si trovino vicino all’isola di Atlante, così come tramandato da Platone?

Conclusioni

Secondo il mio modesto avviso, al contrario degli altri continenti scomparsi, il mito di Atlantide ha delle basi reali. Possiamo rimanere scettici e cercare tutti i cavilli possibili, ma le evidenze sono sotto i nostri occhi.

Voglio spezzare ancora una lancia a favore dei negazionisti. Ammettendo che sia effettivamente esistito un continente chiamato Atlantide in questa zona dell’Africa, che fine hanno fatto allora le città che sicuramente dovevano sorgere in questo vasto territorio? Forse sono sepolte sotto chilometri cubici di sabbia del Sahara.

Oppure non sono effettivamente mai esistite?

Un mio Maestro una volta mi chiese: “Vale più il sogno o il sognare?”

Lunga Vita e Prosperità

Giampiero Sorce