commemorazione

Testimoniare per non dimenticare! Un evento per ricordare la tragedia del “Sud America”. Una storia triste, che bisogna conoscere anche nella prospettiva storica nella quale questo episodio si è realizzato.

Oggi, al Cimitero monumentale di Las Palmas, nell’antico quartiere di Vegueta, abbiamo celebrato la commemorazione della tragedia del “Sud America”, un piroscafo italiano speronato da una grande nave francese..

La cerimonia ha avuto inizio alle ore dodici. Già da un’ora prima ero lì con mia moglie, Emy, per le prove della lettura del documento preparato dal Presidente del Com.It.Es., Maurizio Mior e in qualità di Vicepresidente dell’Associazione ‘Arcipelago Canarie‘.

In quell’ora di preparazione, forse per il particolare ambiente, forse perché immedesimati nella triste vicenda, una profonda emozione ha fatto breccia nei nostri cuori. Eh sì, una forte emozione! Anche perché la tragedia del “Sud America” poteva essere evitata se non ci fosse stato l’errore voluto dal comandante della nave francese che voleva passare per primo non avendone diritto…

Il pensiero ha cominciato a scorrere e sottilmente ci ha portato ad immedesimarci in quegli uomini che sognavano di ritornare nei luoghi dove erano nati.

Erano persone normali, umili lavoratori.

I loro cuori erano colmi di speranza e avvertivano nel loro intimo quel sentimento di gioia perché, dopo tanto patire, potevano tornare alle proprie case come vincitori. La rivalsa della propria vita!

Tornare con una posizione più agiata, con quel piccolo tesoretto accumulato con anni di sacrifici e mortificazioni, aveva il sapore di una rivincita.

Non avevano avuto una vita facile, ma avevano maturato quel carattere duro della lotta e della pazienza, sempre con il pensiero di tornare vincitori.

Quel sogno fu spezzato la mattina del 13 settembre 1888. Una nave francese, uscendo dal porto di Las Palmas, incrociò la rotta del piroscafo italiano. Anziché dargli la precedenza, come era nel diritto del bastimento italiano, prepotentemente accelerò per passare prima. Lo speronamento fu inevitabile. Morirono 6 membri dell’equipaggio e 81 italiani che da Rio de Janeiro stavano tornando a Genova per raggiungere le loro famiglie.

Quando è iniziata la cerimonia commemorativa, i nostri cuori erano già condizionati, eravamo entrati anche noi nella tragedia di quegli uomini e dei loro sogni stroncati.

Non è stato facile leggere quella pagina nella quale si raccontava l’evento davanti al monumento eretto dagli italiani per ricordare quel lutto.

Lo splendido monumento, la nostra bandiera sulla base della scultura commemorativa, gli inni cantati dalla sempre splendida Rosa Anna Ciulli ci hanno trasmesso forti emozioni.

Infine, il racconto tenero del nostro Console onorario Carlo De Blasio che ha voluto ricordare un momento del suo rapporto con il padre Giuseppe. Carlo era ancora un ragazzo ed il padre lo portò a questo cimitero, davanti a questo monumento e gli raccontò la triste storia. Il monumento era in uno stato di abbandono e questo non doveva essere. Venne fuori l’orgoglio italiano e si provvide alla sua restaurazione. Da allora, ogni anno, lui e suo padre hanno sempre commemorato questo triste evento. Poi, lui, Carlo, quando suo padre non c’era più, ha continuato questo straordinario compito del “ricordare per non dimenticare”. Un’eredità sempre onorata da Carlo ed a lui va il nostro sincero e commosso applauso.

Ringraziamo le Autorità spagnole per la loro nutrita partecipazione, un segnale ancora forte per indicare che tra i popoli si può instaurare una fraterna amicizia.

Un ringraziamento particolare alle Autorità ed Associazioni italiane e spagnole che hanno permesso la realizzazione di tale evento.

Esse sono:

  1. il Consolato onorario di Las Palmas;
  2. la Fondazione Porto di Las Palmas;
  3. l’Associazione canaria dei Collezionisti marittimi (ACOMAR);
  4. il Comitato degli italiani all’estero (COMITES);
  5. l’Associazione di Beneficienza italo-canaria (ABIC);
  6. l’Associazione dei Pensionati italiani (APICE);
  7. l’Associazione italiana (friulana) Fogolar Furlan.

Stefano Dottori