memoria

I ricordi che simboleggiano i momenti piú importanti della nostra vita non sono dei registri perfetti da consultare all’occorrenza ma anzi, possono cambiare e trasformarsi. Ma se il compito della memoria é quello di preservare il passato, allora perché i ricordi sono cosí poco affidabili?

Come funziona la memoria?

Innanzitutto é bene distinguere due tipi di memoria, quella semantica e quella episodica. La prima si riferisce a tutta una serie di informazioni che ci ricordiamo ma che non abbiamo vissuto in prima persona, come la trama di un film o la data di una guerra. La seconda invece, fa riferimento alla memoria che tiene registrata episodi basati su esperienze personali. Nel caso di quest’ultima, quando viviamo un momento particolare, immagazziniamo le varie informazioni sensoriali in varie parti del cervello. Ad esempio, immaginiamoci per un momento come suonatori di un pianoforte durante un concerto. Il suono emesso dallo strumento viene registrato nella corteccia uditiva, mentre la sensazione tattica (toccare il piano) nel giro precentrale. Se riconoscessimo la faccia di un amico tra il pubblico, questa informazione verrebbe rilevata dal giro fusiforme, la sensazione di panico nell’amigdala. Quando rievochiamo il momento vissuto, il lobo temporale riunisce tutte queste informazioni tra le varie aree del cervello, riproponendoci un’immagine dell’esperienza vissuta.

Alcune tecniche per migliorare la nostra memoria.

Ogni anno in Cina si tengono delle competizioni “di memoria”. Ad ogni partecipante viene data una lista di varie centinaia di numeri che essi devono studiare per 10 minuti per poi ricordare nell’ordine esatto. Ed ogni anno la domanda è la stessa: “ma come fanno?”. In un’intervista rilasciata da Yandaa Wintersoul, campionessa mondiale di memoria, quest’ultima parla di varie tecniche adottate per ricordarsi tutte le cifre. Innanzitutto, laddove noi vediamo semplici numeri, Yandaa vi legge qualcosa. Ad esempio le forme del numero 166 le ricordano le lettere TBB, che nel suo cervello traduce come “Tabulè”, un tipico piatto orientale. I numeri si trasformano in parole e le parole compongono una storia. Infatti sappiamo che per il cervello è molto più facile ricordarsi di storie che di numeri, e questo perché è l’amigdala che registra l’emozione. Difatti, in uno studio condotto sugli anziani, si è dimostrato che l’attività di memoria è più attiva quando riguarda gli anni dell’adolescenza e dei venti, poiché da un punto di vista emotivo, più carichi di significato.

“Il palazzo della memoria”

Per tenere insieme le varie parti del racconto ed evitare di dimenticarsi qualche dettaglio, Yandaa fa ricorso ad una tecnica abbastanza conosciuta poiché utilizzata anche dagli oratori: quella del “Palazzo della memoria”. Si tratta di pensare ad un posto che conosciamo come ad esempio casa nostra. Dovremmo poi immaginarci di percorrere questo luogo e di incontrare in ogni punto importante della casa un tema del discorso che stiamo affrontando, o le parti di una storia. Ad esempio, se fossimo un politico che durante un discorso vuole affrontare diverse tematiche, come educazione, economia e salute, dovremmo collocare mentalmente l’educazione nella cucina, l’economia nella sala e la salute in camera da letto. Nel momento in cui ci appresteremmo a parlare, dovremmo ripercorrere virtualmente questo percorso e visualizzare in ogni stanza il tema che vi avevamo associato.

In generale, sappiamo che la memoria può migliorare con uno stile di vita salutare e attivo. Inoltre di grande aiuto è la meditazione. Secondo molti universitari infatti, le loro prestazioni scolastiche sarebbero migliorate a seguito dell’introduzione di un’ora di lezione di meditazione. 

I “falsi ricordi”.

Un altro aspetto interessante della memoria è quello dei falsi ricordi. A volte pensiamo di aver vissuto un’esperienza che magari ci hanno solo raccontato o che abbiamo letto. Altre volte ci sorprendiamo nell’accorgerci che ci sbagliavamo di grosso nel ricordarci alcuni episodi. Ad esempio in uno studio si chiese a degli adulti di ricordare un determinato crimine fatto in adolescenza che in realtà non era mai stato commesso. Alla fine dello studio, il 70% delle persone affermò di averli commessi. Alcuni rievocavano perfino ricordi dettagliati. Ma perché succede ciò? Perché i ricordi emozionali non sono registri da consultare, ma attuazioni in diretta.

Molto spesso ci sbagliamo quando diciamo “impresso nella memoria”, perché le esperienze vissute non sono come dei racconti scritti nella pietra e uguali per sempre. Il ricordo viene creato al momento con l’aiuto di diverse parti del cervello. Molto spesso, per riempire i buchi nei dettagli di un ricordo, usiamo conoscimenti pre-esistenti, come la memoria semantica e i pregiudizi, e ciò può portare a commettere errori nel ricordare un determinato momento. Si possono contaminare anche i ricordi che definiscono la nostra vita, come dimostrato in uno studio chiamato “The Altering of Reported Experiences”.

Memoria e immaginazione.

Harry Molaison fu uno dei primi casi studiati dai medici per ottenere risposte su come funzioni la memoria. A seguito di un intervento chirurgico al cervello infatti, soffrì di una grave perdita di memoria che non gli permetteva nemmeno di ricordarsi cosa avesse mangiato il giorno prima. Molte persone affette da patologie simili, alla domanda su cosa ne pensino del loro futuro non sanno dare una risposta chiara. Si è dimostrato che in moltissimi casi, chi non ricorda il passato non è capace di elaborare idee sul futuro. Infatti l’area che si illumina nel cervello quando pensiamo ad eventi passati é la stessa di quando immaginiamo scenari futuri: memoria e immaginazione sono strettamente collegate. Lo stesso cervello che riunisce i pezzi per la memoria al fine di costruire un ricordo, ne può unire altri per creare un’immaginazione. Si tratta di un motore di simulazione che intrattiene i ricordi del passato e i sogni del futuro per creare il nostro senso dell’ “io”.

Vorrei concludere questo articolo con una famosa citazione di Arthur Schnitzler: “ è facile scrivere i propri ricordi quando si ha una cattiva memoria”.