Coltivare rispettando l’ambiente.
Qual è la definizione della parola ambiente? L’enciclopedia Treccani recita questo significato, questa etimologia e questa definizione: dal latino ambio, ambiens, ambivi, ambitum, ambire. Ovvero lo spazio che circonda una cosa o un essere vivente all’interno del quale esso si muove o vive. Un luogo, uno spazio, un posto, un sito. Ed anche: l’insieme delle condizioni fisico-chimiche e biologiche in cui si può svolgere la vita. Cita sempre la Treccani: la relazione tra organismi ed ambiente è studiata dall’ecologia, ma ha anche valenze in diversi campi come la biologia, in cui intende un insieme di condizioni in cui si verifica una certa reazione chimica, oppure in campo urbanistico-architettonico e ancora in campo medico. La parola ambiente viene usata anche in geografia, in chimica, in fisica, in geologia e in zoologia.
IMMAGINE DELLE ISOLE EOLIE CON LE SUE VIGNE A TERRAZZA
IL SIGNIFICATO DEL TERMINE AMBIENTE
Quindi, ambiens-ambientis tiene dentro sé una molteplicità di significati, ma in latino è semplicemente il participio presente del verbo latino ambire, ovvero amb-ire (la radice ire ovvero andare) andare intorno, circondare. Ma ambire significa anche desiderare, aspirare a qualcosa. Insomma il termine ambiente racchiude dentro di sè una molteplicità di significati.
… in spagnolo
Nella lingua spagnola molto similmente si usa anche l’avverbio alrededor, che deriva dall’unione di al- rededor, ciò che è all’intorno, che circonda, “en torno a algo” Andando a cercare l’etimologia delle parole e approfondendo la ricerca nel tentativo di imparare sempre qualcosa di più, troviamo le varie sfumature della definizione di ambiente: ciò che si collega all’idea di muoversi verso ciò che ci circonda (ricordiamo che il verbo ire significa andare ed è la radice del termine) in effetti è un verbo che sottintende movimento, pensiamo al soggetto va in giro, che non sta fermo ma si aggira cercando di vedere che cosa ha attorno.
Ci immaginiamo un soggetto che si guarda intorno, che si muove alla scoperta di ciò che lo circonda, che va in avanscoperta, che cerca di sapere bene cosa ha intorno e che si crea una nicchia, un luogo sicuro dove ripararsi soprattutto la notte, quando privo della luce del sole, non vede più nulla ed ha paura, perché potrebbe cadere vittima di qualche assalto, ad esempio bestie feroci e affamate in cerca di cibo, oppure altri uomini come lui che cercano di depredarlo delle sue cose. Questo uomo primitivo cerca di delimitare il territorio intorno a sé, si adatta a quel luogo, ne fa la sua residenza. Quello diventa il suo luogo, è un luogo che conosce bene e che rende vivibile come meglio può, lo cura, se ne appropria, lo fa suo in modo da stare il più comodo possibile: ne fa la sua casa.
OIKOS: la casa IL POSTO IN CUI SI VIVE
Chiaramente l’essere umano su questo bellissimo pianeta, ha trovato miliardi di ambienti diversi, infatti al termine “luogo in cui si vive” possiamo poi aggiungere quello di habitat, di casa, di oikos, di ecosistema. Ha trovato nevai ghiacciati, spiagge tropicali, paludi, isole, penisole, deserti, foreste, praterie, e moltissime altre dimensioni della stessa sfera celeste chiamata terra (non mi annovero tra i terrapiattisti, per me è ancora una sfera). Per i credenti è il “creato”, ovvero una creazione di Dio quando nella notte dei tempi, decide di separare la luce dalle tenebre e la terra dalle acque.
I CRATERI COLTIVATI A LANZAROTE
Oggi parleremo degli antichi uomini che hanno trovato casa nei territori vulcanici. Cosa pensare quando guardiamo questa immagine di Lanzarote? Immaginiamo i pensieri che hanno avuto i primi abitanti dell’isola che hanno trovato il loro habitat fra i crateri dell’isola? È incredibile la sensazione che si prova a camminare sul vulcano Timanfaya, pensando alle eruzioni vulcaniche che 15 milioni di anni fa hanno formato l’isola, alla sua temperatura che spesso raggiunge i 50 gradi centigradi, alla sua costante mancanza di pioggia (in media soltanto sedici giorni l’anno). Come avranno fatto i primi uomini ad abitare questo luogo così particolare? Ebbene, nonostante le perplessità l’uomo ce l’ha fatta, ha costruito la sua nicchia, ha edificato le sue abitazioni, le sue città, le sue strade di comunicazione, i suoi campi da coltivare utilizzando il terreno che aveva.
SI CHIAMA “PICÒN” IL TERRENO VULCANICO DI LA GERIA a LANZAROTE
A La Geria, passeggiando lungo la “strada del vino” abbiamo la possibilità di incontrare luoghi pieni di fascino. Qui la natura sembra incontaminata e rispettata, forse proprio perché così difficile da modificare a causa del territorio inospitale per essere urbanizzato indiscriminatamente.
Qui l’uomo ha modificato l’ambiente intorno a lui inventandosi queste micro-vigne nonostante la difficoltà di coltivazione, le rocce laviche e la sabbia nera, nonostante sia quasi impossibile irrigare le viti è riuscito a capire che quel tipo di terreno vulcanico chiamato picòn poteva essere coltivato a secco perché capace di trattenere l’umidità notturna.
Fu tanto caparbio nel suo intento (anche dopo l’eruzione del 1730 che costrinse gran parte degli abitanti a fuggire dall’isola) che ha avviato una incredibile produzione di un ottimo vino (circa 500.000 bottiglie l’anno) che dimostrano come sia possibile trovare spazi da utilizzare anche quando sembra impossibile. E allora, come non eleggere i vignaioli di Lanzarote i più testardi, bravi e determinati del mondo?
COLTIVAZIONI DI UVA NEI TERRITORI VULCANICI ITALIANI
La passeggiata lungo la strada del vino di Lanzarote ci ha fatto pensare alle coltivazioni italiane, e allo stesso modo rimaniamo incantati nell’assaggiare i vini delle vigne coltivate sui nostri vulcani italiani che dimostrano come l’uomo abbia ovunque cercato di utilizzare gli spazi che lo circondavano per trarne sostentamento nonché giovamento e piacere (forse l’uva può considerarsi un sostentamento, ma di certo il vino non è necessario alla sopravvivenza e andrebbe considerato un diletto). Comunque sia, che esso sia un godimento ed un mezzo per ottenere benessere, bisogna riconoscere che il vino (in quantità controllate) permette un discreto grado di godimento, di appagamento e di piacere vero e proprio. Saperlo degustare permette anche ai più ignoranti in materia, di conoscere le sue qualità organolettiche, permette di assaporare le sue particolarità. I vini derivati da coltivazioni su terreni vulcanici hanno un gusto particolare che all’assaggio risultano subito evidenti.
COLTIVAZIONI DI UVA SULL’ETNA
Anche in Italia, quindi, abbiamo dell’ottimo vino coltivato su terreni vulcanici come quelli sull’Etna in Sicilia e sul Vesuvio in Campania, senza contare le diverse coltivazioni della Malvasia nelle isole Eolie e le altre mille vigne disseminate nei tantissimi territori vulcanici italiani.
Nelle Isole Eolie le vigne si integrano nel panorama di queste terre senza danneggiarne la bellezza, i filari bassi che si inerpicano sulle colate laviche, i muretti a secco con le nere pietre vulcaniche, il profumo delle viti con i loro tralci intrecciati, i terrazzamenti che seguono le pareti scoscese dei vari vulcani: Salina, Stromboli, Lipari hanno ospitato l’uomo sin dall’antichità offrendogli la possibilità di vivere e di organizzare il suo ambiente vitale.
CONSIDERARE L’AMBIENTE UN “BENE COMUNE“
LANZAROTE
L’ambiente in questi piccoli paradisi, considerato come un “bene comune”, viene rispettato e gratificato da queste coltivazioni che manifestano la caparbietà dell’essere umano, la sua determinazione, la sua immaginazione, la sua progettualità.
Si rimane stupiti del fatto che in questi difficili territori, dove si vive sempre sotto l’incubo dell’eruzione, si sia potuto mantenere un territorio piacevole alla vista e utile per i suoi frutti, nel rispetto per l’ambiente in generale.
Probabilmente la difficoltà di poter costruire, edificare, urbanizzare ha condizionato positivamente gli uomini che ci vivono, hanno reso impossibile o quantomeno difficile la possibilità di stravolgere il territorio come invece è successo nella maggior parte dei luoghi che non hanno questo tipo di impedimenti geo-fisici come un terreno lavico da scavare e la minaccia costante di una eruzione fra capo e collo (anche se spesso quando mi capita di passare nelle vicinanze del Vesuvio o dell’Etna mi domando con che coraggio la gente è riuscita a costruire case sotto le pendici di vulcani così temibili).
In conclusione, non è difficile pensare alla presenza della famiglia umana sul nostro bel pianeta in modo piacevole e rispettoso, abbiamo tante dimostrazioni del comportamento virtuoso, delle buone intenzioni, della progettazione rispettosa del territorio, della capacità di integrarsi senza obbligatoriamente devastare, cementificare, sporcare, degradare. Sarebbe opportuno ricordare sempre ai nuovi progettisti e urbanisti di adeguarsi agli spazi che la natura ci offre in modo che l’habitat non venga stravolto e in modo che l’ambiente rimanga inalterato il più possibile. La natura se rispettata ed amata ci restituisce il favore offrendoci i suoi frutti gustosi e (grazie all’ingegno dell’uomo) anche dell’ottimo vino da degustare in compagnia di amici e parenti.