La colpa di un genitore e della famiglia per la scelta di vita dei propri figli, qualunque essa sia, è indubbiamente un fattore onnipresente. I giovani, quando sono davanti a delle scelte che possono segnare la strada del loro futuro, sono sempre condizionati, nel bene e/o nel male da quanto hanno appreso in famiglia nel corso della loro infanzia e della loro adolescenza.
La colpa delle mie scelte è certamente da imputare alla necessità di stare il più possibile vicino al mio papà. Sin da piccolina, papà era il punto di riferimento ed era colui che riusciva a darmi serenità e certezze. Insomma un gran buon papà, sempre presente nei momenti importanti, anche se talvolta era latitante perché sempre indaffarato nelle tante cose che faceva. Crescendo, è subentrato nonno Alberto, il babbo del mio papà. Un nonno straordinario che consiglierei a tutti i nipoti (potendo scegliere naturalmente). Loro certamente mi hanno formato e indirizzato per farmi ottenere quanto più potevo dalla vita.
Il subdolo accerchiamento
Un anno fa, papà mi pose una domanda apparentemente innocua: Francesca, data la tua professione, hai mai pensato di riportare tutte le tue esperienze lavorative su un libro a livello divulgativo? Sai che io ho scritto migliaia di pagine per le scuole, per l’università e ancora non mi fermo, continuo a scrivere.
L’idea di scrivere un libro, su tutti i casi che ho avuto, mi piacerebbe molto, ma il tempo …. non ho tempo! Questa fu la mia risposta. Vorrei, ma non posso. E papà: ma se scrivessi tre/quattro pagine alla settimana sarebbe così difficile? Ed io: mbè, tre/quattro pagine alla settimana è possibile … e lui immediatamente: sai 52 settimane per 4 pagine fa 208 pagine, praticamente un libro … vedi che ci riesci?
Io ed una cara amica, Tommasina, abbiamo avuto l’idea di aprire un giornale, lei è una giornalista e fa la direttrice del periodico. Gliene ho parlato ed è d’accordo nell’inserire una rubrica che riguarda il mondo della psicologia. Sarebbe una cosa interessante mi ha detto.
La colpa è sempre di papà, anche nelle mie scelte antiche
E così ho cominciato a scrivere per www.arcipelagocanarie.eu. La colpa? Naturalmente è di papà, sempre colpa sua. Quando presi la maturità scientifica, chiesi a mio padre se fosse stato contento qualora avessi voluto intraprendere il corso di laurea in fisica. Questo lo avrebbe dovuto fare felice, lui che è un fisico-matematico avere la figlia che lo segue in quegli studi, … no? Invece, lui mi prese tra le braccia, ci mettemmo comodi sul divano del salotto e disse solo: “Vedi Francesca, la cosa mi farebbe strafelice, ma una scelta di quel tipo vuole le sue rinunce, è come prendere i voti ecclesiastici, sono scelte per la vita e tu, figlia mia, rinunceresti ai divertimenti, alla vita un po’ scanzonata che ti piace condurre?”… lo vedi anche tu che papà passa la sua vita sempre a studiare con qualche libro tra le mani. Qualsiasi professione tu vuoi intraprendere, per essere all’avanguardia, conosciuta, apprezzata e richiesta, dovrai sempre studiare ed aggiornarti, ma scegli la strada dove ti porta il cuore, non quella del tuo papino.
Fu così che divenni un(a) psicoterapeuta.
Io e Arcipelago Canarie
Scrivere per Arcipelago Canarie l’ho trovato stimolante. Avevo già scritto altri articoli, ma molto tecnici, per riviste scientifiche del settore, per presentare risultati di alcune ricerche originali nel campo della psiche umana. Scrivere però, a livello divulgativo, per raccontare certe esperienze e certi casi, ma nello stesso tempo dare delle piccole basi di conoscenza del mondo psicologico, mi ha interessato sempre di più. Il mio coinvolgimento e lavoro per la psicologia è qualcosa che si trova dentro di me, che mi costringe (ma è piacevole) a studiare ed aggiornarmi sempre, ma che, alla fine, mi dà anche immense soddisfazioni di conoscenza.
Il periodico mi piace, il materiale da proporre è praticamente infinito, quindi per questo terzo millennio della storia umana siamo sicuri – a meno di particolari cataclismi – di avere una rubrica di psicologia continua e informata.
E chissà, magari fra un anno potrebbe anche uscire il mio libro, suggerito da papà.