I castelli canari erano delle fortezze, più o meno grandi, che servivano per individuare eventuali arrivi indesiderati o graditi e organizzarsi per ricevere i visitatori nella maniera più opportuna.

I castelli canari – Iniziamo con questo articolo un excursus sui castelli delle isole Canarie, dove ogni isola ne possiede almeno uno. La loro costruzione aveva lo scopo di difesa dell’isola e della città. Le vedette che operavano per 24 ore su 24 erano in continua allerta per evitare le sgradite visite dei pirati.

La Corona di Castiglia incorporò tardivamente le isole dell’arcipelago (dopo la scoperta dell’America 12-X-1492) proprio per le loro condizioni geografiche. Le isole assunsero una notevole importanza a partire dalla conquista castigliana alla fine del XV secolo in quanto rappresentavano una tappa di primaria importanza sulla rotta delle Indie. Naturalmente, la nuova situazione delle isole Canarie provocò una particolare attrazione per i pirati e corsari. In risposta la ovvia reazione del Regno spagnolo che assunse le necessarie strategie di protezione da eventuali attacchi indesiderati.

Questo interesse nel difendere le isole da parte della Corona di Castiglia portò le maggiori città a trasformarsi in strutture fortificate.

Il castello di cui parleremo è situato nel comune di Teguise (Lanzarote), il Castello di Santa Barbara.

Certamente è il meno canario tra i tanti castelli conservati nell’arcipelago poiché, a differenza della maggior parte di tali strutture, non è situato in un ambiente urbano. Esso si erge all’apice di una ripida collina dalla quale si possono ammirare ampissime vedute panoramiche, sia di terra che di mare, su diversi versanti dell’isola.

Storia del castello: le origini

Il castello di Santa Barbara e San Ermenegildo, conosciuto dai locali anche come il castello di Guanapay o castello di Teguise si trova sul bordo del cratere del vulcano Guanapay (452 m.s.l.m.). Non è lontano dalla cittadina di Teguise nell’isola di Lanzarote. Esso è rialzato sopra un’antica torre costruita agli inizi del XIV secolo dal navigante varazzino Lanzarotto Malocello (in alcuni testi Lancellotto). Egli giunse sull’isola nel 1291 (ma secondo la data più accredita dagli storici era il 1312) e riscoprì le Isole Canarie. Fino ad allora, infatti, queste isole, anche se conosciute, non erano molto considerate dai traffici marini (ancora non si conosceva l’America). A questa isola diede il suo nome: la chiamò Lanzarote (originariamente era Lanzerotta). Tuttora nei pressi del castello si trova l’antica torre costruita dal Maloncello 

La testimonianza diretta di Malocello

Il documento di Malocello:

«Fu così che nel 1291, seguendo lo sfortunato tentativo dei fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi, scomparsi nell’Atlantico, con la mia piccola nave costruita a Varazze, mi avventurai dove pochi prima di me avevano osato e sbarcai nella più settentrionale delle Isole Fortunate [le Canarie], che battezzai con il mio nome, Lanzerotta.

L’operazione non fu semplice, dato che gli indigeni, i bellicosi Guanci, non erano per niente d’accordo di farsi conquistare. Si trattava di un popolo di uomini primitivi, rimasti ancora all’età della pietra, dediti all’allevamento delle capre, le cui pelli costituivano l’unico precario indumento di cui potevano disporre, dato che non utilizzavano altre materie prime e non conoscevano i metalli. In effetti l’isola che difendevano era estremamente affascinante, con il suo paesaggio brullo, ma tutt’altro che desolato, disseminato di dune e di spiagge, alcune nere come la pece, in ragione dell’origine vulcanica dell’isola, altre color ocra, per via della vicinanza con il deserto del Sahara, che il vento ha portato anche qui, granello dopo granello, col vento che spira dall’Africa e che a volte avvolge di un’insolita bruma nebbiosa l’intero paesaggio.

Capii subito che quella era la mia isola, una sorta di “terra promessa” dove passare la mia vita, un’isola dall’eterna primavera, un clima ancor più dolce di quello ligure, con inverni praticamente inesistenti ed estati miti e ventilate.

Feci costruire un castello, sul quale sventolò per anni il vessillo della Repubblica di Genova, una croce rossa in campo argento.

Non me ne andai più dalla mia Lanzarote, l’unico luogo al mondo che aveva placato la mia insaziabile fame di avventura, di viaggi e di scoperte, che più di ogni altra cosa ha animato le mie gesta, degne della miglior tradizione della mia terra, fatta di avventurieri e navigatori come me

Storia del castello: lo sviluppo fino ai giorni nostri

I Guanci riuscirono a cacciare il Maloncello dopo circa venti anni dal suo arrivo. La torre cadde in abbandono come testimoniò anche il conquistatore normanno per conto del re di Spagna Jean de Béthencourt nel 1402 che trovò i resti del fortino.

Per 170 anni non fu più toccato nulla di quella costruzione che andò ancora deteriorandosi nel tempo. Solo nel 1571, il capitano Gaspar de Salcedo fece completare la struttura romboidale con la costruzione delle torri. Nel 1588 l’opera fu progettata da Leonardo Torriani per ordine del re di Spagna Filippo II. Il castello attuale, poi rafforzata da Agustin de Herrera y Rojas.

Leonardo Torriani visitò ufficialmente il sito e suggerì alcuni miglioramenti nel 1591

L’aspetto attuale si deve ai lavori terminati nel 1596. Nel corso del XIX secolo questa antica fortezza fu abbandonata e utilizzata come colombaia militare fino al 1899.

Dopo aver perso la sua utilità difensiva cadde in abbandono e nel 1960 l’associazione “Amigos de los Castillos” (= Amici dei castelli) si occupò del primo restauro. Il governo spagnolo, nel 1977, nuovamente restaurò la struttura.

Nel 1991 la struttura fu adibita a museo dell’emigrazione dalle Canarie in America. Sulle sue pareti fu affissa un’importante serie di lettere-documenti, passaporti, mappe, ricordi e quant’altro che queste persone (emigranti) furono costrette ad abbandonare sulle isole dove la vita era colma di stenti e di bassa qualità.

Il 2011 propone una nuova fase del castello che si trasforma in un attraente museo sulla storia della pirateria nelle Isole Canarie. Questo cambiamento si basa su un’idea tanto ovvia quanto la storia di questo edificio è segnata dalle successive invasioni di pirati e corsari.

Tuttora il castello ospita il Museo della Pirateria.