Bobbi Gibb, ovvero Roberta Louise Gibb, detta Bobbi, nasce nel 1942 in un sobborgo di Boston. La sua scuola, lontana circa otto miglia da casa, usava raggiungerla correndo.
La corsa l’aveva appassionata da sempre, correva con tale piacere che non sentiva la fatica. Tagliava attraverso le immense foreste del Massachusetts per andare a scuola e lo stesso faceva per rientrare a casa nel pomeriggio scegliendo di correre tra i boschi nei dintorni di Boston le otto miglia che la separavano da casa.
Crescendo Bobbi continuò a praticare la corsa a livello sportivo ottenendo degli ottimi risultati, ma in quegli anni le donne purtroppo subivano ancora le tante restrizioni legate ad una cultura maschilista priva di senno, nonostante la podista dimostrava grandissime qualità nella corsa, di fatto, le veniva impedito di gareggiare. La motivazione data dall’organizzazione della Maratona di Boston, alla quale aveva inoltrato la richiesta di partecipazione, era tanto semplice quanto assurda: “le donne non sono fisiologicamente capaci di correre una maratona di 42 chilometri”.
IL FENOMENO DELLA CONTROCULTURA DEGLI ANNI ‘60
Fortunatamente intorno alla prima metà degli anni ’60 la mentalità ristretta della piccola borghesia americana, cominciava a scontrarsi con quello che storicamente definirono il fenomeno della “controcultura”. New, York e San Francisco furono i due focolai dai quali partirono diversi movimenti rivoluzionari, ma anche in Europa a Londra, Parigi e Roma nascevano i primi movimenti contestatori.
In America stava cominciando ad allargarsi il malcontento per diverse questioni legate alla convivenza pacifica e al riconoscimento dei diritti fondamentali.
Diversi movimenti di protesta nacquero in quel tempo a cominciare da quelli per l’affermazione dei diritti civili degli afroamericani, passando per l’opposizione all’intervento militare in Vietnam, per arrivare ai diritti delle donne, alla libertà sessuale, alla sperimentazione delle sostanze stupefacenti.
Grazie a queste prese di posizione associate a grandi lotte politiche accompagnate da cortei, manifestazioni pacifiche, sit-in di protesta, da film, libri, canzoni, la gioventù americana tentava di scardinare le concezioni autoritarie che la tradizione conservava da secoli. Il movimento di protesta permise l’inizio di un processo irreversibile che scardinò le basi di quella che era la cultura e l’ottica prestabilita dal vecchio “sogno americano”.
WOODSTOCK: 3 DAYS OF PEACE AND MUSIC
Il mondo dell’arte partecipò contribuendo con artisti geniali, parecchi i pittori, scultori, scrittori, pensatori, musicisti e creativi che diedero il loro meglio per contrastare la vecchia mentalità e per sentirsi parte del movimento di controcultura.
Concerti come Woodstock, nel 1969 in cui nei tre giorni si esibirono 32 artisti del calibro di Santana, Joe Cocker, Jimi Hendrix, Joan Baez, Janis Joplin, The Who, Crosby Still, Nash and Young, ed altri tra cantanti e compositori che cambiarono per sempre le coordinate di quello che era il panorama musicale mondiale. Accorsero ai “3 DAYS OF PEACE AND MUSIC” circa 500.000 giovani da tutta l’America (non ci sono dati precisi, ma qualcuno afferma che arrivarono anche al milione di presenze). Come non ricordare il pezzo “Freedom” di Richie Havens cantato ad libitum da tutta la platea sdraiata sui prati della tenuta di 15 acri affittata per l’occasione, che chiedeva “libertà” cantando in coro.
LE PACIFICHE PROTESTE DEL MOVIMENTO HIPPIE
Il movimento della controcultura degli anni ’60 prese slancio da diversi contesti e proprio perché univa le tante e diversificate dimensioni di disagio giovanile, ebbe un impatto veramente pesante sulla cultura tradizionale non solo americana ma mondiale.
In tutto il mondo vennero portati avanti i diversi temi di protesta che unirono milioni di giovani. I ragazzi di tutto il mondo lottavano per i diritti delle donne, degli afroamericani, nacquero i movimenti pacifisti contro la guerra ma anche quelli liberalisti per l’uso libero delle droghe stupefacenti. In quei tempi presero forza tutti quei movimenti che cercavano di affermare l’importanza della libertà sessuale e non solo all’interno della coppia standard adeguata ai canoni di quei tempi, ma anche alle prime coppie non eterosessuali (ricordiamo che il mondo gay cominciò timidamente a prendere coraggio in quegli anni manifestando una forza via via sempre più crescente).
BOBBI GIBB UNA EROINA DEL MOVIMENTO DELLA CONTROCULTURA
MOTIVAZIONE UFFICIALE: LE DONNE NON SONO FISIOLOGICAMENTE CAPACI DI CORRERE UNA MARATONA DI 42 CHILOMETRI
Quando questa motivazione le venne data dall’organizzazione della Maratona di Boston, Bobbi non si diede per vinta ed escogitò un piano per dimostrare il contrario: le donne non sono fisiologicamente capaci di correre una maratona di 42 chilometri? Non solo non è vero, ma è assolutamente ingiusto e limitante, lede i diritti fondamentali della persona umana e soprattutto ignora il fondamento della parità di genere, che dovrebbe essere un pilastro della società moderna. Vi dimostrerò che ogni donna ha la possibilità di correre una maratona senza problemi.
La nostra podista non si arrese quindi al divieto di partecipare come iscritta ufficiale, si allenò duramente e costantemente per affrontare la gara, poi cinque giorni prima partì da San Diego in California dove viveva e lavorava, montò su un autobus diretto a Boston.
Dopo tre notti e quattro giorni di viaggio massacrante senza soste, raggiunse la casa dei genitori e attese l’inizio della gara del giorno dopo. Indossava un costume da bagno, i bermuda e le scarpe da ginnastica di suo fratello, una felpa con cappuccio per rimanere nascosta fino alla fine della corsa senza svelare il suo genere, quindi, si nascose dietro un cespuglio e per paura di essere scoperta dagli organizzatori e cacciata via (o addirittura arrestata), aspettò che almeno la metà dei 540 partecipanti (tutti maschi chiaramente) partissero, per poi unirsi a loro lungo il percorso prestabilito senza farsi notare. In realtà fin da subito essi notarono che il corridore infagottato che stava patendo un caldo insopportabile per via della felpa che le copriva la testa, non era certamente un uomo.
La solidarietà sportiva…
Gli sportivi che le correvano accanto, inaspettatamente, invece che avversari agguerriti, si trasformarono in validi e rispettosi sostenitori che la incoraggiarono a togliersi quel peso inutile, invitandola apertamente a correre con loro liberamente e senza più nascondersi. Quando si tolse la pesante felpa, si accorse con gioia che al suo passaggio il pubblico la salutava sbracciandosi, faceva il tipo per lei e soprattutto quello femminile esultava di felicità incitandola e sostenendola entusiasticamente: rimase felicemente sorpresa che tutti la applaudivano incondizionatamente a prescindere dal suo sesso. Con la sua determinazione, aveva dimostrato che anche una donna poteva correre una maratona! Tutto il pubblico la applaudì incondizionatamente quando tagliò il traguardo.
BOBBI GIBB: UN SIMBOLO PER TUTTE LE DONNE DEL MONDO
Arrivò al traguardo dopo 3 ore e 21 minuti, con i piedi sanguinanti a causa delle scarpe troppo strette prese in prestito dal fratello (allora le scarpe da corsa per le donne ancora non erano state pensate), con i crampi ai muscoli delle gambe per via della difficoltà di poggiare la pianta del piede in modo corretto, ma tagliò il traguardo fiera della sua prestazione sportiva, dimostrando a tutto il mondo che le donne potevano farcela senza alcun dubbio.
Bobbi Gibb, una leggenda nel mondo dello sport che ha fatto un gran lavoro per abbattere gli ostacoli della vecchia cultura soggiogata dalla mentalità maschilista; durante la sua vita da avvocata, scienziata, scrittrice, madre di famiglia e runner ha sempre continuato a correre e a lottare contro le ingiustizie ed è sempre stata attiva nel campo dei diritti umani.
Intervistata per i Giochi Olimpici di Parigi 2024 è una bellissima ultraottantenne che ha raccontato la sua vita. Grazie alla sua determinazione vincente, ha sempre lottato per i diritti umani ed è diventata un simbolo nella lotta per l’ottenimento delle pari opportunità. Bobbi è l’emblema di una generazione che ha cambiato la storia, oggi dobbiamo ringraziare persone come lei se alle Olimpiadi possiamo ammirare la concreta parità dei sessi senza limitazioni e senza quei vincoli tanto assurdi quanto antiquati.