Ormai parlare di ansia non é più un tabù: secondo le stime, solamente nel nostro Paese sono più di 8,5 milioni le persone affette.
Ho trascorso gli ultimi mesi della mia vita cercando di approfondire questo tema, di capire chi coinvolge e perché, e soprattutto come fronteggiarla, perché se per molti ormai dire “ho l’ansia” risuoni come una frase scontata, vorrei ricordare che tra i giovani, la principale causa di morte al mondo é il suicidio e per questo, risulta un dovere parlare il più possibile della sanità mentale.
Nella mia vita posso ricordare varie fasi dove l’ansia era il principale protagonista: questo senso di pesantezza all’altezza del petto mi ha bloccata tantissime volte, ho tardato una vita per scoprire che cosa mi succedesse e come mai il mio corpo smettesse di funzionare come doveva.
Nel mio caso arrivavo ad avere violenti conati di vomito e vampate di sudore che duravano minuti che parevano ore. Poi però sono cresciuta, mi sono evoluta, e la mia amica ansia si è adattata con me.
Il fatto di non sapere da dove derivasse precisamente questo malessere mi bloccava dal parlarne, perché in fondo non c’era molto da dire, a volte stavo male ma senza sapere perché. Mi sembrava di voler fare la vittima o di passare per quella che si vuole lamentare per problemi inesistenti e allora decidevo il silenzio.
Poi ho iniziato a leggere di ragazzi come me, che su Facebook o Instagram ne parlavano per la prima volta senza problemi e allora un senso di tranquillità mi ha pervasa, sapendo di non essere l’unica. Pensavo che dal momento che succede a tanti, avrebbe smesso di causarmi così tanto malessere, ma mi sbagliavo.
Come l’ho affrontata…
L’ansia non va via. L’ansia non può sparire, ma può trasformarsi. Ho letto così tante cose che non basterebbe un articolo per parlarne, ma poi? Tutte quelle informazioni non mi sono servite nel momento in cui questa tornava all’attacco nei momenti più tranquilli, nemmeno una. In questo momento stesso mentre sto scrivendo un pò ce l’ho…
Allora ho capito che forse il problema stava alla base: io pensavo che avrei dovuto eliminarla da me, non accettavo che un qualcosa di così indefinito avesse il potere di tenermi a letto per la paura, ma mi sbagliavo: dovevo semplicemente accettarla. Farla parte di me, accoglierla nel momento in cui arriva e dirle “ok, toglimi pure il respiro, fammi aumentare a mille le pulsazioni in un minuto, fammi pure vomitare, ma più di questo?” E in effetti ha funzionato. Nel momento in cui sentivo di avere l’ansia non facevo nulla per distrarmi, al contrario, la accettavo a braccia aperte.
Ho letto che l’ansia è un meccanismo di difesa dell’essere umano, ma ho letto anche che è una malattia che riguarda solo gli uomini, perché gli animali non ne sono affetti, se non a volte quelli che passano la loro vita a stretto contatto con l’uomo. Questo perché l’ansia semplicemente è il frutto della vera epidemia del nostro secolo: il pensare troppo!
Noi pensiamo troppo, e purtroppo non possiamo smettere di farlo. Vorrei consigliare un libro che ha cambiato la vita a me e a tutti quelli che mi hanno detto di averlo letto. Si chiama “Il potere di adesso”.
L’overthinking anticamera dell’ansia.
Il concetto dell’overthinking é spiegato davvero bene: noi passiamo la maggior parte del tempo a pensare a eventi del passato e del futuro. Ma passato e futuro non esistono, o meglio, esistono nel momento che lo decidiamo noi, perché l’única realtà che possiamo vedere o vivere è quella del presente. Su questa dovremmo focalizzarci eppure non lo facciamo, siamo troppo presi da queste due dimensioni che ci fanno perdere il 90% dell’energia.
Dopo che ho letto questo libro il mio rapporto con l’ansia è cambiato totalmente, ho capito quante volte le mie preoccupazioni fossero infondate e basate solamente su proiezioni nel passato o nel futuro, perché essenzialmente se ci concentriamo sul “qui e adesso”, noteremo che non abbiamo più problemi reali nel nostro presente. È il cervello umano che ha bisogno di questi effimeri autosabotaggi che ci fanno perdere di vista davvero ciò che conta.
Adesso per l’ansia ci sono mille cure, tutti ne parlano e sembra che quasi sia di moda. Eppure per chi ne soffre davvero non è facile nemmeno parlarne. Quando lo faccio, già mi immagino tutti i commenti di quelli che diranno “ai miei tempi non c’era nemmeno il tempo per pensare a queste cose”, o “è la generazione di oggi, hanno tutto e questi sono i risultati”. Può essere. Però è anche vero che noi non siamo cresciuti in un clima di prosperità economica e felicità.
Io ho 25 anni e da quando ne ho memoria ricordo solo eventi negativi: la crisi economica, la paura per i terroristi, le guerre, la pandemia. L’ultimo ventennio non è stato facile da un punto di vista psicologico, e sicuramente un uso sempre più esclusivo dei social sta cambiando il modo di vivere e di confrontarsi con il mondo di questa società.
L’incidenza dei social media…
Vivere seguendo degli stili di vita sbagliati e malsani come mostrano i social sta facendo perdere di vista gli aspetti davvero importanti, portando a creare dei gravi conflitti interni dove l’ansia ovviamente ne prende parte.
Ma in generale, credo che all’ansia non importi se sei uomo o donna, giovane o vecchio, bianco e nero: colpisce tutti indistintamente.
Per questo è importante parlarne, affinché ci sia sempre più consapevolezza riguardo il tema e soprattutto, affinché ci si senta sempre meno soli nell’affrontarla.