Anasazi o anche Anaasázi, come li chiamavano i Navajos nell’accezione de “gli antichi nemici”, sono una popolazione che visse tra il Centro America e i territori meridionali del Nord America.
Le prime tracce della loro esistenza risalgono al 1500 a.C. circa, ma la loro civiltà ebbe il suo maggior sviluppo tra il X e il XIV secolo d.C.
Dopo di che scomparve.
Grazie ai recenti sviluppi scientifici in merito a scavi, datazione al C14 e quant’altro, possiamo azzardare una spiegazione plausibile a questa estinzione di massa.
Le origini
Ci troviamo negli attuali territori estesi tra il New Mexico, l’Arizona, lo Utah e il Colorado. Profonde vallate racchiuse tra Canyon altissimi, scavati nel corso delle ere geologiche da fiumi impetuosi, che hanno lasciato pareti scoscese di arenaria, calcare e roccia scistosa.
Possiamo rendercene conto guardando questo breve filmato di tre minuti e in 4K, tratto da YouTube:
Sia l’arenaria che il calcare si prestano ad essere scavati con strumenti abbastanza primitivi e gli Anasazi dovettero trovare il modo di sfruttare a loro vantaggio queste caratteristiche dei canyon.
Stabilirsi in edifici scavati nella roccia e posti ad una discreta altezza aveva un doppio vantaggio: consentire di ripararsi dal cocente sole mantenendo le “case” ad una temperatura sopportabile, grazie ad un sosfisticato sistema di areazione, e mettere un discreta distanza tra loro e i nemici, naturali o meno.
Comunque siano andate le cose, gli Anasazi raggiunsero alla fine uno standard di vita ben più elevato di altre popolazioni.
Non svilupparo un linguaggio scritto, ma sono arrivati fino a noi i petroglifi disegnati sulle rocce.
Si tratta di raffigurazioni di elementi cardine di ciascuna civiltà: stelle, spirali, scene di caccia e strane figure antropomorfe:
Proprio queste figure hanno dato il via a speculazioni sulla loro estinzione che sconfinano nella fantascienza.
Le indagini archeologiche
Che la civiltà Anasazi avesse raggiunto un livello alto di evoluzione lo si deduce non solo dai petroglifi, ma anche dalle conoscenze astronomiche.
Il “Popolo Ancestrale”, come lo ha ribatezzato il ricercatore italiano, astrofisico e archeoastronomo, Giulio Magli, costruiva i propri edifici orientandoli secondo determinati momenti astronomici: solstizi, equinozi, congiunzioni astrali.
Questo non ci meraviglia certo. Popoli distanti tra loro hanno sviluppato queste conoscenze astronomiche praticamente allo stesso momento. Ma questa è un’altra storia che tornerò ad indagare in futuro. Per ora concentriamoci sugli Anasazi.
Nel 1888 due cowboy si imbattono nei resti di un insediamento Anasazi che verrà battezzato Pueblo Bonito. Stavano attraversando il Chaco Canyon, nel New Mexico, forse alla ricerca di qualche capo di bestiame sfuggito alla mandria, quando si ritrovano in una valle lunga più di 19 chilometri e larga uno e mezzo.
La “città” che si apre alla loro vista si compone di settecento stanze e si sviluppa a forma di ferro di cavallo. Le indagini archeologiche ne datano la costruzione al 1250 d.C.
Le kiwa sono un mistero nel mistero.
Le Kiwa
Quando gli archeologici iniziano le loro indagini si imbattono in un tipo di costruzione presente in tutti gli insediamenti del popolo ancestrale, le kiwa, solo di dimensioni tali che la rendono la più grande finora riportata alla luce con i suoi 20 metri di diametro e i cinque metri di profondità.
Le kiwa sono un mistero nel mistero. A parte la dimensione della “Casa Rinconada“, come venne battezzato quello ritrovato nel Pueblo Bonito, tutti i kiwa erano coperti da un tetto in legno avente un foro centrale dal quale, secondo le credenze degli Anasazi, ci si poteva mettere in contatto con gli spiriti degli antenati e con le forze della Terra.
Nella Casa Rinconada all’alba del solstizio d’estate, un raggio di luce da un’apertura nord-orientale nella kiva illumina con precisione una nicchia nella parete più lontana. Che questo affascinante fenomeno sia stato voluto dagli Anasazi, però, non raccoglie unanime consenso tra i ricercatori.
I detrattori parlano di pali che dovevano essere presenti per sostenere un tetto di legno così ampio, che avrebbero potuto intercettare il raggio di sole. Altri sostengono che nella ristrutturazione avvenuta nel 1933, non avendo i progetti originali, chi ha effettuato il restauro potrebbe aver involontariamente provocato tale fenomeno.
Sta di fatto che ogni anno migliaia di persone si recano nel Chaco Canyon, alla Casa Rinconada, per assistere allo spettacolo.
Ho scovato in rete questo filmato. Fa vedere in 28 secondi cosa accade in 63 minuti:
La scomparsa degli Anasazi
Ma veniamo al mistero cardine: perchè gli Anasazi sono scomparsi (relativamente) all’improvviso?
Prima di tutto specifichiamo una cosa: il Popolo Ancestrale aveva sviluppato una civiltà basata sulla caccia e sull’agricoltura senza precedenti per quei territori, proprio contemporaneamente ai Maya nella mesoamerica. I loro villaggi non erano costruiti nelle rocce, questo accadde solo verso la fine della loro civiltà.
Quale fu la spinta che li fece propendere per questa scelta? Nemici da cui difendersi? disastri naturali?
Negli scavi archeologici del 1925 effettuati a Castle Rock, in Colorado, un insediamento che fu abbandonato intorno al 1274, furono ritrovati segni di un massacro. Centinaia di corpi mostravano chiari segni di ferite e di cannibalismo.
Insomma, cosa accadde a questo popolo per spingerlo al gesto disperato di cibarsi di se stessi?
Conclusioni
Il mistero della scomparsa degli Anasazi sta negli studi dell’evoluzione della flora di questi territori e più precisamente nello studio dei tronchi d’albero.
Gli studiosi hanno analizzato gli anelli dei tronchi di quella zona e hanno notato che il periodo piovoso, umido, era quello degli anelli spessi, mentre quelli più fini “indicavano” un’annata secca; nel periodo dell’estinzione di questa civiltà gli scienziati hanno notato un susseguirsi di molti anelli sottili. Questo studio ha dimostrato anche la provenienza degli alberi: prima erano locali e in seguito solo di importazione.
Lo stesso destino dei Maya: per un popolo il cui sostentamento principale viene dall’agricoltura, un periodo prolungato di siccità può essere fatale.
Gli Anasazi avrebbero canalizzato e sfruttato le riserve d’acqua senza pensare alle conseguenze che questo sfruttamento avrebbe potuto causare. L’importazione di alberi dimostrerebbe un disboscamento totale che, oggi sappiamo, non avrà fatto altro che aggravare la siccità.
Mi viene da pensare al film “Rapa Nui” e al medesimo comportamento degli aborigeni dell’Isola di Pasqua.
Perciò il mistero non è più un mistero: gli Anasazi si sono autodistrutti provocando un cambio climatico catastrofico.
Questo vi ricorda qualcosa?
Lunga Vita e Prosperità
Giampiero Sorce
Foto di copertina dell’IA Dalle-3 di Bing; Foto e video tratti dal Web