L’allegria è il terzo capitolo della mia disquisizione su Forza, Coraggio e appunto l’Allegria. Se vi sono sfuggiti, li potete trovare a questi link: Forza, Coraggio. Ora parliamo dell’Allegria.
Il cantautore Jovanotti parla di un uso pratico dell’allegria nella canzone “Le tasche piene di sassi” dove dice:
Sbocciano i fiori sbocciano
e danno tutto quel che hanno in libertà.
Donano non si interessano
di ricompense e tutto quello che verrà.
Mormora la gente mormora.
Falla tacere praticando l’allegria.
Giocano a dadi gli uomini,
resta sul tavolo un avanzo di magia.
L’Allegria
L’allegria è dunque un rimedio alla maldicenza del mondo? È in effetti quello stato d’animo di buon umore che si esterna nello stare insieme con altre persone e magari nei luoghi che ci fanno felici. Quando si vive con spensieratezza, tra i divertimenti e i piaceri. Un modo di comunicare un’emozione che può diventare rumoroso e a volte sguaiato, sopra le righe. È la manifestazione di un sentimento interiore che viene fuori nei comportamenti esultanti, briosi, vivaci.
Invece ridere fa bene, non solo ai muscoli facciali ed addominali, fa bene allo spirito, quindi trovare qualcuno che ci fa divertire e ridere, è un dono inestimabile.
Ilarità, a dire il vero, la suscita anche la battuta comica, la scena surreale o la torta in faccia di tradizione farsesca. L’allegria è contagiosa specie se si cerca di reprimerla e non ci si riesce, a volte capita. Ma può facilmente sparire se ci si imbatte in gente cupa, malinconica, afflitta da scontentezza perenne o molto provata di fronte a una disgrazia.

Invece ridere fa bene, non solo ai muscoli facciali ed addominali, fa bene allo spirito, quindi trovare qualcuno che ci fa divertire e ridere, è un dono inestimabile. Se un pazzo buffone o, se preferite, un giullare era un componente delle corti reali, un motivo ci sarà stato.
In verità la natura umana è molto influenzabile, gioisce se vede la bellezza o il superlativo sia nei gesti che nelle opere umane e si adombra quando scorge monotonia e freddezza nei comportamenti e negli accadimenti quotidiani.
Siamo onesti: le cose non vanno sempre per il verso giusto e potremmo essere giustificati se non riusciamo a mantenerci allegri, ma cosa ci mantiene lontano dall’allegria? Riconoscere e fare propria la paura che traspare nei gesti degli altri, il sentire che non siamo accettati e così ci trasformiamo anche noi in portatori di malumore. Quindi ci conviene praticare volontariamente l’allegria come suggerisce Jovanotti.
Attenzione, si può usare il termine anche in completa antitesi di senso. Per paradosso, il titolo delle poesie pubblicate nel 1931 dedicate ai ricordi di guerra del poeta soldato Giuseppe Ungaretti è intitolato proprio “L’Allegria “ e di tutto parla tranne che di questa manifestazione di felicità.
La poesia
Per riportarci sul tema, eccovi una mia breve poesia “giocosa”.
FAMMI RIDERE ANCORA
Mentre il sole ci scalda torna il senso del tempo
e ci sfiora un sorriso che cercavo da tempo.
Sento crescere denso il piacevole gioco
di scandire parole come svago da poco,
come rito infantile di un richiamo festoso
che fa battere il cuore ad un ritmo gioioso.
Dallo sguardo si spande un allegro messaggio
contagioso dispaccio di un sentire più saggio.
Fammi ridere ancora e ti sarò sempre grato,
fammi ridere ancora e mi avrai conquistato.

Poesia che faccia allegria? è come dire: andiamo alla ricerca di chi ci fa ridere. Buona ricerca!
Ivana Sorce