alle canarie

La percezione che alle Canarie si lavori meno rispetto ad altre regioni potrebbe derivare da diversi fattori legati al contesto climatico, ma anche a quelli sociale ed economico.

Normalmente la cultura del lavoro a tutti i costi appartiene più ai Paesi freddi. Più caldo è il clima, maggiore è il desiderio di svolgere altre attività, magari all’aria aperta.

Nell’immaginario collettivo c’è quindi la leggenda secondo la quale alle Canarie si lavora meno che in altri luoghi.

Si, possiamo definirla una leggenda metropolitana, ma una punta di verità la possiamo trovare.

Andiamo con ordine

Le isole Canarie come si sa sono una Comunità Autonoma della Spagna e quindi sulle isole si applicano tutte le leggi e le norme in vigore nella nazione Iberica.

Nel campo del lavoro ci sono ovviamente i contratti nazionali che prevedono tra le altre cose una settimana lavorativa che non può superare le 40 ore.

Come avviene ovunque ogni settore ha a sua volta un contratto proprio che regola le prestazioni lavorative. Per fare un esempio nel campo della ristorazione è prevista una settimana lavorativa di cinque giorni e due giornate di riposo.

Quindi secondo le norme alle Canarie un lavoratore dipendente con contratto a tempo pieno lavora 40 ore alla settimana, come a Madrid e come a Roma.

Detto questo dobbiamo fare alcune considerazioni:

Innanzitutto gran parte dell’economia locale ruota intorno al turismo ed è quindi legata alle stagioni turistiche. In alcuni mesi di bassa presenza turistica molti locali chiudono oppure operano ad orario ridotto. Nelle zone turistiche ad esempio sono molti i ristoranti che aprono solo nelle ore serali perché sono poche le persone che desiderano pranzare fuori.

Le Canarie sono inoltre una destinazione popolare per i nomadi digitali, che spesso hanno modalità di lavoro flessibili e meno rigide rispetto al lavoro in ufficio. Questo potrebbe contribuire alla percezione che il lavoro sia meno intenso.

In molte piccole aziende è invalso il malcostume di inserire nella busta paga del dipendente solamente una parte delle ore lavorate, il resto viene pagato a parte.

Ma in assoluto quello che condiziona il lavoro di molti canari è l’abitudine di accedere ad un sussidio di disoccupazione.

Il ‘Paro’ alle Canarie

Questo sussidio, presente ovviamente anche nel resto della Spagna, viene elargito ai lavoratori dipendenti che si trovano in uno stato di disoccupazione per ragioni non dipendenti dalla loro volontà. Si tratta quindi di quelle persone che sono state licenziate o alle quali non è stato rinnovato un contratto.

Per ottenere il paro bisogna avere lavorato, e quindi avere pagato i contributi attraverso il datore di lavoro, per almeno 360 giorni nei 6 anni precedenti alla richiesta. Praticamente una media di due mesi ogni anno.

La durata del sussidio dipende dai contributi lavorativi accumulati. La regola generale è che per ogni 4 mesi di contributi, si ha diritto a 2 mesi di sussidio. Il periodo minimo di sussidio è di 4 mesi (per chi ha contribuito per almeno 360 giorni) e può arrivare fino a un massimo di 24 mesi, in base ai contributi versati.

L’importo del sussidio di disoccupazione si basa sul reddito medio percepito nei sei mesi precedenti la disoccupazione. Durante i primi sei mesi, il sussidio copre circa il 70% di questo reddito, mentre nei mesi successivi si riduce al 50%.

Gli importi massimi e minimi del sussidio sono regolati ogni anno e variano a seconda delle circostanze familiari. Infatti se il disoccupato ha figli a carico può ricevere un sussidio più alto. Dopo la fine del periodo di sussidio contributivo, esistono altre forme di aiuto per chi ha difficoltà a trovare un nuovo lavoro.

Per concludere

Al di là di chi usufruisce degli aiuti Pubblici il mercato del lavoro alle Canarie è molto competitivo. Per emergere bisogna essere capaci, l’improvvisazione non paga mai.

Sembrerà banale ricordarlo:

Non si vive di sole e spiaggia