L’aiuto dei test psichici aiuta ad individuare univocamente il disturbo di depersonalizzazione. Tale affezione psichica è caratterizzata da una persistente o ricorrente sensazione di scollegamento dal proprio corpo o dai propri processi mentali. L’impressione è quella di osservare la propria vita dall’esterno (depersonalizzazione) e in alcuni casi anche avere la sensazione di essere dissociato dall’ambiente circostante (derealizzazione).
L’aiuto dei test nell’individuazione di una patologia psicologica sta sempre diventando uno strumento di grande aiuto per lo psicoterapeuta. Il metodo di costruzione di un test – se naturalmente formato da tecniche apposite e provato su un numero significativo di pazienti e da molti psicologi su un campione di persone anche di diversa nazionalità – impedisce la possibilità di confusione nell’individuazione di possibili patologie di natura psichica.
David Spiegel, ricercatore nella Stanford University School of Medicine (MD), nel 2021, ha sottolineato l’importanza dell’aiuto dei test per quanto riguarda l’individuazione del disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione.
Di tanto in tanto, tutti noi accusiamo dei piccoli problemi nell’integrare memoria, percezione, identità e coscienza. Ad esempio, è possibile guidare fino a una certa meta senza accorgersi del tragitto fatto per giungervi. Si può non ricordarlo perché si pensava ad altro (a problemi personali, a un programma alla radio oppure alla conversazione con un passeggero) oppure perché si era semplicemente sovrappensiero. Questi stati di normale dissociazione di solito non compromettono le normali attività quotidiane.
Invece, un soggetto che soffre di un disturbo dissociativo può completamente dimenticare le attività svolte nel giro di minuti, ore o, talvolta, periodi più lunghi. Questi ha la sensazione di aver perso parte della sua vita. Inoltre, può sentirsi scollegato (dissociato) da se stesso, ovvero dai propri ricordi, percezioni, identità, pensieri, emozioni, corpo e comportamento. Oppure può sentirsi scollegato dal mondo che lo circonda. Ne consegue che il suo senso di identità, la sua memoria e/o la sua coscienza sono frammentate.
Il disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione
Solitamente questo disturbo viene scatenato da un forte stress, in particolare da un abuso emotivo o da un abbandono subito durante l’infanzia, o da forti stress (come aver subito o assistito a un abuso fisico).
La sensazione di distacco da se stessi o dall’ambiente circostante può manifestarsi periodicamente o essere continua.
Dopo aver effettuato esami di natura medica per escludere possibili patologie fisiche, i medici nella loro diagnosi indicano il disturbo in base alla sintomatologia.
A questo punto, di diritto, entra la psicoterapia, soprattutto la terapia cognitivo-comportamentale, che risulta fondamentale nella soluzione del problema.
Sensazioni temporanee di depersonalizzazione e/o di derealizzazione sono, quindi, comuni. Circa la metà dei soggetti si sono sentiti scollegati da se stessi (depersonalizzazione) o dall’ambiente che li circonda (derealizzazione) in qualche occasione. Questa sensazione spesso si verifica dopo che il soggetto
- ha vissuto un pericolo potenzialmente letale,
- ha assunto determinate droghe (come marijuana, allucinogeni, ketamina o ecstasy),
- si è stancato molto,
- ha subito una privazione da sonno o una stimolazione sensoriale (come capita quando si è in un’unità di terapia intensiva).
La depersonalizzazione, o derealizzazione, può anche insorgere come sintomo in molti altri disturbi mentali, nonché in patologie mediche generali, come le sindromi convulsive.
Le sensazioni di depersonalizzazione/derealizzazione sono considerate patologiche quando:
- insorgono spontaneamente (ovvero, non sono provocate da farmaci o altro disturbo mentale), sono persistenti o ricorrenti,
- i sintomi sono di grande sofferenza per il soggetto o gli creano difficoltà nelle funzionalità nell’ambiente domestico o sul lavoro.
La depersonalizzazione/derealizzazione colpisce il 2% della popolazione, uomini e donne in egual modo; può insorgere precocemente o a metà infanzia e raramente dopo i 40 anni.
Sintomi
I sintomi del disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione possono insorgere gradualmente o all’improvviso. Gli episodi possono durare solamente qualche ora oppure giorni, settimane, mesi o anni e possono prevedere depersonalizzazione, derealizzazione o entrambe.
L’intensità dei sintomi varia con alti e bassi, ma se il disturbo è grave, i sintomi presenti possono rimanere della stessa intensità per anni o addirittura decenni.
I sintomi di depersonalizzazione: il soggetto si sente distaccato da corpo, mente, sentimenti e/o sensazioni. Il soggetto può anche riferire di sentirsi fuori dalla realtà o come un automa, senza alcun controllo su ciò che fa o che dice e può sentirsi emotivamente o fisicamente insensibile. In questi casi è possibile che il soggetto si descriva come un osservatore esterno della propria vita, oppure come un “morto che cammina”.
I sintomi di derealizzazione: un senso di distacco dall’ambiente circostante (persone, cose, oppure tutto), con sensazione di irrealtà. Il soggetto può sentirsi come in un sogno o immerso nella nebbia oppure come se una parete di vetro o un velo lo separasse dall’ambiente che lo circonda. Il mondo gli appare senza vita, incolore o artificiale, oppure deformato. Gli oggetti, ad esempio, possono apparirgli sottili o insolitamente chiari, oppure piatti o più piccoli di quanto siano in realtà; i suoni possono sembrargli più alti o più leggeri del reale e il passare del tempo troppo lento o troppo veloce.
Diagnosi
Scartata la situazione medica perché non sussistente, entra in gioco l’attività dello psicoterapeuta che può ricorrere (sempre più questa tecnica è in uso) all’aiuto dei test per un’individuazione più rapida della patologia accusata dal paziente. I risultati che si evidenziano sono generalmente:
- il soggetto ha episodi di depersonalizzazione, derealizzazione, o entrambi che durano a lungo o sono ricorrenti;
- il soggetto è cosciente del fatto che le esperienze dissociative non sono reali;
- il soggetto è estremamente angosciato dai sintomi oppure i sintomi non gli permettono di svolgere le normali funzioni in contesti sociali o sul lavoro.
Oltre all’aiuto dei test psicologici, lo psicoterapeuta può ricorrere a speciali questionari mirati verso quella patologia che sembra emergere dai precedenti test ed a colloqui strutturati in maniera opportuna.
Prognosi
Il recupero completo è possibile per molti soggetti con disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione, specialmente se i sintomi sono causati da situazioni di stress che possono essere affrontate durante il trattamento. Altre persone non rispondono bene al trattamento e il disturbo diventa cronico. In alcune persone, il disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione scompare spontaneamente.
I sintomi, anche quelli che persistono o si ripetono, possono causare solo problemi minori se il soggetto riesce a tenere la mente occupata concentrandosi su altri pensieri o attività, piuttosto che concentrarsi sulla percezione di sé. Tuttavia, in alcuni soggetti la disabilità subentra per il loro sentirsi così distaccati dal proprio io e dall’ambiente circostante oppure perché soffrono anche di ansia o depressione.
Il trattamento nella psicoterapia
La psicoterapia psicodinamica e la terapia comportamentale si sono rivelate efficaci in alcuni soggetti. Il disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione è spesso associato o scatenato da altri disturbi di salute mentale (come ansia e depressione) che richiedono un trattamento. Devono anche essere affrontati i fattori scatenanti dei sintomi o che possono aver contribuito allo sviluppo del disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione.
Tra le tecniche in grado di aiutare troviamo le seguenti:
- tecniche cognitive: possono aiutare a bloccare i pensieri ossessivi sullo stato di irrealtà dell’essere;
- tecniche comportamentali: possono aiutare il soggetto a intraprendere attività che lo distraggano dalla depersonalizzazione;
- tecniche di grounding: usano i cinque sensi (udito, tatto, olfatto, gusto e vista) per aiutare il soggetto a sentirsi più legato a se stesso e al mondo (ad esempio, si può mettere la musica ad alto volume o un pezzo di ghiaccio in mano: queste sensazioni sono difficili da ignorare e rendono il soggetto cosciente del presente);
- tecniche psicodinamiche: si focalizzano sull’aiutare il soggetto a elaborare i conflitti che gli risultano intollerabili, le emozioni negative e le esperienze da cui sente di doversi distaccare;
I farmaci ansiolitici e antidepressivi (che si sconsigliano, meglio prendere una camomilla ogni quattro/sei ore) possono sembrare un aiuto, ma spesso possono anche far aumentare la depersonalizzazione o la derealizzazione, quindi sempre sotto controllo medico e solo se tale soluzione dovesse essere l’unica applicabile.
Il caso
Un esempio classico di quanto detto e dell’aiuto dei test è evidenziato da un caso di un mio cliente. La sua situazione economica fino ad allora era abbastanza agiata, niente di particolare, ma godeva di una buona sicurezza economica. Purtroppo, una serie di investimenti affrettati e poco chiari lo ha portato a perdere praticamente tutto il suo benessere e lo ha portato a richiedere un prestito bancario assai elevato.
Il paziente era arrivato al punto di dovere vendere e/o privarsi di qualsiasi suo bene materiale per non essere divorato dalle tasse e quando giunse al punto di dimostrare la sua impossibilità di pagare dei piccoli debiti in essere con l’Agenzia della Riscossione, entrò in un loop mentale che lo distaccò fortemente da quella che era la sua realtà.
Viveva in un mondo immaginario dove il tempo non aveva valore, era salutato e rispettato anche da persone che non conosceva, andava spesso in banca per salutare il direttore e scambiare quattro chiacchiere, tutte cose che comunque non faceva, ma che avrebbe voluto fare.
Il suo comportamento all’inizio non era chiaro, nascondeva una forma depressiva che faceva sospettare altri motivi perché non mi parò subito della sua situazione economica.
L’aiuto dei test psicologici ha indubbiamente presentato una soluzione più rapida e mirata ed ho potuto iniziare il trattamento basato sui quattro punti del paragrafo precedente.
Ora, il paziente è tornato alla vita normale, continua la sua attività, naturalmente conduce una vita modesta, ma dignitosa e, anche se conscio dei suoi errori trascorsi, il modo di come li ricorda fa trasparire una certa serenità e coscienza di quanto avvenuto. Ora è una persona serena!
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