SEGNI PARTICOLARI: INCANTO E DISPERAZIONE
A ciascuno il proprio stile! È difficile comprendere il cammino della poesia nel tempo e la trasformazione delle parole lungo i secoli e comprendere come l’arte, la musica ed il pensiero del mondo conosciuto siano stati influenzati dal volgare italiano. Merito forse di Dante Alighieri che nel De vulgari eloquentia ha trattato in lingua latina (lingua scientifica medioevale in uso nelle prime “Univèrsitas studiorum”) le qualità del volgare degno di essere usato per esporre temi alti e meritevoli di fama. Tutto lo scibile umano in tre cantiche della Divina commedia dove ogni sapienza umana è stata trasformata in endecasillabi e rime alternate.
Oggi siamo alle prese con un’amara e ironica visione dell’esistenza che ci allontana dalle correnti letterarie storiche e non sentiamo sempre l’urgenza di scrivere in rima baciata. Anzi a volte, alla ricerca di un nostro stile personalissimo usiamo rime sparse, interrotte, che sembra si addicano meglio al momento che viviamo.
Emblematiche sono le parole degli ultimi versi de IL CIELO, poesia di Wislawa Szimborska poetessa polacca premio Nobel nel 1996:
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.
Wislawa Szimborska
Come e cosa narriamo nelle poesie è una creazione con uno stile personale. C’è chi ama giocare con il ritmo, chi sceglie termini con rigore oppure gioca con la leggerezza dell’espressione. C’è chi ama i dettagli quotidiani e li mescola a toni dimessi, privi di slanci retorici. Chi usa termini ermetici e polisemici, dando vita a infinite interpretazioni. Comunque sia, la scelta fatta rivela una riflessione filosofica, manifesta una visione dell’esistenza in cui chi legge può immergersi e perdersi, se vuole. Magari riconoscersi.
Vi offro, se già non la conoscete, l’opportunità di leggere un’ ironica poesia sempre di Wislawa Szimborska. È un gioco leggiadro di percentuali e di pensieri salaci, a volte disincantati.
Da notare i grandi numeri attribuiti a chi vaga nel buio e a chi prova paura di qualcuno o di qualcosa.
Contributo alla statistica
di Wislawa Szimborska
Su cento persone:
che ne sanno sempre più degli altri
– cinquantadue;
insicuri a ogni passo
– quasi tutti gli altri;
pronti ad aiutare,
purché la cosa non duri molto
– ben quarantanove;
buoni sempre,
perché non sanno fare altrimenti
– quattro, be’, forse cinque;
propensi ad ammirare senza invidia
– diciotto;
viventi con la continua paura
di qualcuno o qualcosa
– settantasette;
dotati per la felicità,
– al massimo poco più di venti;
innocui singolarmente,
che imbarbariscono nella folla
– di sicuro più della metà;
crudeli,
se costretti dalle circostanze
– è meglio non saperlo
neppure approssimativamente;
quelli col senno di poi
– non molti di più
di quelli col senno di prima;
che dalla vita prendono solo cose
– quaranta,
anche se vorrei sbagliarmi;
ripiegati, dolenti
e senza torcia nel buio
– ottantatré
prima o poi;
degni di compassione
– novantanove;
mortali
– cento su cento.
Numero al momento invariato.
A presto, Ivana Sorce